Sempre in merito al dibattito sulle recensioni, qui di seguito lo stralcio di un post molto provocatorio dal blog “Three Guys One Book”.
Concern in the media community always seems to be in getting non-readers to read. But if publishers would place stress on serving dedicated readers better, they would make more progress on encouraging literacy and book buying.
I’m afraid I’m cynical enough to believe that publishers are in their comfort zone with non-readers because they are not a threat to media hierarchies. It’s wonderful to lead non-readers into the light. But what do you do with reading fans who have already seen the light? I think they make publishers uncomfortable because they can know more about the books than most publishing employees.
Isn’t the possession of knowledge…power? What happens when a blogger, who knows their favorite writers as if they were members of their own family, encounters marketing managers who have never read them but are charged with promoting them?
If someone is paid by a newspaper to write a book review, that review had better have a higher quality of insight than I can provide for free. Often, it doesn’t.
We are not seeing an extinction of the critical evaluation of literature but an evolution into a more wide open country where any reader who cares can find a wealth of critical opinion. Some by paid professionals, some by unpaid bloggers... To professional reviewers I’ll say: “You have to be better than me. You must be. If you’re not, don’t expect any respect.”
Enthusiasm is contagious. Why don’t publishers understand? The best way to encourage the reading habit is to market to the fans, not to the blinking multitude who are waiting to be shown what they should care about.
La versione complete la trovate qui.
Una mia traduzione molto letterale:
La preoccupazione principale nella comunità dei mezzi di comunicazione sembra essere sempre quella di spingere i non-lettori a leggere. Ma se gli editori rivolgessero i loro sforzi nel servire meglio i lettori devoti, farebbero molti progressi nell’incoraggiare l’acquisto di libri.
Mi dispiace ma sono cinico abbastanza nel pensare che gli editori sono nella loro zona di conforto con i non-lettori perché non sono una minaccia per la gerarchia dei media. E’ meraviglioso portare i non-lettori alla luce. Ma che cosa fate con i seguaci della lettura che hanno già visto la luce? Io penso che mettano gli editori in difficoltà perché possono essere più informati sui libri rispetto a molti impiegati del mondo editoriale.
Non è forse il possesso di conoscenza un.. potere? Che cosa succede quando un blogger, che conosce i suoi scrittori preferiti come se fossero membri della propria famiglia, incontra un manager del marketing che non li ha mai letti ma è incaricato della loro promozione?
Se qualcuno è pagato da un giornale per scrivere la recensione di un libro, quella recensione dovrebbe avere una maggiore qualità di penetrazione di quella che io potrei offrire gratis. Spesso, non ce l’ha.
Non stiamo vedendo l’estinzione della valutazione critica della letteratura ma un’evoluzione all’interno di un ben più ampio territorio dove ogni lettore interessato può trovare una maggiore varietà di opinioni critiche. Alcune da parte di professionisti a pagamento, alcune da blogger non retribuiti… Ai recensori di professione io dico: “Dovresti essere più bravo di me. Devi. Se non lo sei, non aspettarti nessun rispetto.”
L’entusiasmo è contagioso. Perché gli editori non lo capiscono? Il miglior modo per incoraggiare l’abitudine alla lettura è di commercializzarla ai tifosi, non alla moltitudine abbagliata che aspetta che gli venga mostrato che cosa gli deve stare a cuore.