“Gesù Bambino ha portato un regalo anche a me!” dissi, e aprii la giacca per meglio far comprendere a cosa mi riferivo. Era il giorno di Natale al ritorno dalla Santa Messa. Se volevo sbalordire i miei amici ci ero riuscita. Mi guardarono da prima stralunati, poi increduli; quando capirono che parlavo sul serio, mi investirono di domande. Ma come potevo essere contenta di avere un altro figlio, quando ne avevo già due, e proprio ora che erano già cresciuti? Ma che voglia avevo? E via di questo passo. Io godevo nel vedere questo imbarazzo nei loro visi, quasi scandalizzati. Graziano, mio marito, ed io eravamo felici, avendo due maschietti, Massimiliano di nove anni e Alessandro di sette, speravamo fortemente che questa nuova gravidanza ci portasse una femminuccia.
Non era stata programmata ma “ci era caduta come una tegola sulla testa”. Infatti non pensavamo di avere un altro figlio, due ci sembravano più che giusti. Ad essere sincera, appena scoprii di essere incinta non ne fui troppo felice, anzi ero preoccupatissima. Mi chiedevo in continuazione come avremmo fatto a cavarcela; io lavoravo, sarei riuscita a lavorare e crescere tre figli? Dunque i primi giorni di gravidanza non furono proprio sereni.
Cominciai anche a stare male, molto di più rispetto alle gravidanze precedenti. Fu proprio questo star male che fece pensare sia a me che a mio marito che molto probabilmente si trattasse di una bambina. Entrai così in uno stato di grazia particolare, cominciai ad aspettare la mia bambina (eh sì, perché ormai mi sentivo quasi sicura che fosse una lei) con gioia e trepidazione e coinvolsi tutti nell’attesa.
Mio marito, che all’inizio aveva avuto le mie stesse perplessità, era felice e non faceva altro che coccolarmi; mi sosteneva nei momenti in cui stavo male. Massimiliano e Alessandro poi erano addirittura elettrizzati all’idea di avere una sorellina e diventarono impazienti. Quante domande mi facevano: quanto è grande adesso? Quanto è lunga? Ma mangia lì dentro? Ma non sta stretta? E poi mettevano le loro mani sul mio ventre per sentire i suoi calcetti. Quanti calci dava, sembrava un terremoto. Il suo caratterino incominciai a definirlo già mentre era ancora nel mio grembo, capii già da allora che sarebbe stato un carattere forte e irrequieto.
Quando aspettavo i due maschietti i nomi li scegliemmo io e mio marito, ma ora c’erano anche i fratellini a dire la loro, così ci mettemmo tutti d’accordo e il nome che piaceva ad Alessandro e Massimiliano piaceva anche a noi, e quel giorno fu deciso che ti saresti chiamata “Francesca”.
Fu una calda domenica di luglio, nel pomeriggio eravamo stati a passeggiare al parco Ruffini assieme ai nostri amici. Guardavo con un po’ d’invidia la mia amica Mirella, che spingeva orgogliosa la carrozzella con dentro il suo bel bambino. Io invece mi trascinavo stancamente per i viali del parco con il mio enorme pancione, ero in ritardo di qualche giorno, faceva un gran caldo e mangiavo granite per sentire un po’ di fresco.
Tornati a casa mi lamentai del male alla schiena con mio marito. Tutti e due pensammo alla stessa cosa, cioè tutti e quattro, eh sì perché anche i tuoi fratelli erano in attesa. Non ci sbagliammo, i dolori aumentavano e si facevano sempre più vicini così, presa la valigetta già pronta, il tuo papà mi accompagnò all’ospedale. Soffrii anche per te come per i tuoi fratelli, ma fu un travaglio più breve, infatti nascesti due ore dopo. Chiesi subito ai medici che avevo intorno: “Cos’è?”. Loro mi risposero chiedendomi cosa avessi a casa. “Due maschietti” risposi. E loro dissero: “Questa è una bambina”. Piansi di gioia. Era nata Francesca, la nostra bambina. Pensai alla gioia che avrebbero provato il tuo papà, i tuoi fratelli e tutti quelli che ci volevano bene e mi sentii immensamente felice.
Con questo racconto partecipo al contest di Mamma è in pausa caffè anzi, è più corretto dire partecipa, perché l'ha scritto, tanti anni fa, mia madre proprio su quei fogli di bloc-notes che si vedono nella foto, quando era ricoverata in ospedale e un brutto male l'ha tenuta, per molto tempo, lontana dalla sua bambina.