Vorrei
essere in grado di leggere più libri contemporaneamente, perché ce
ne sono alcuni che si prestano ad essere letti tutto di un fiato e
altri che sono perfetti per essere sbocconcellati. E' il caso del
libro che ho finito di leggere i giorni scorsi e che mi ha tenuta
impegnata per un po': “Come leggere uno scrittore” di John
Freeman. Non un romanzo, non un saggio, ma una raccolta di articoli,
interviste, recensioni scritte dall'autore e pubblicate nel corso
degli ultimi 15 anni circa su diverse testate giornalistiche
americane. Il classico libro da leggere un po' alla volta, e infatti
così ho fatto, non leggendo però altro nel frattempo...
John
Freeman è il direttore dell'edizione americana di “Granta”,
scrive per la “New York Times Book Review, il “Los Angeles
Times”, “People”, il “Wall Street Journal” e, grazie al suo
lavoro, ha avuto il privilegio di incontrare il gota degli scrittori
di tutto il mondo. 56 solo in questo libro. Ah che invidia...
La
prima cosa che mi sono chiesta, leggendo questa raccolta, è stata:
dove si impara a fare un'intervista? Come si fa a sapere quali
domande fare? C'è una scuola dove ti preparano? Perché, se dovessi
pensare di intervistare qualcuno, io avrei qualche difficoltà;
infatti, le volte che ho provato
a fare qualcosa del genere, ho lasciato carta bianca agli scrittori.
(Tra l'altro, vi piacerebbe riprendessi in mano la rubrica “Do the write thing”?). Sicuramente bisogna essere ben preparati sul
soggetto dell'intervista e, con questo, non intendo solo aver letto
tutte le sue opere ma anche avere un minimo di nozioni biografiche.
Un'altra cosa infatti che ho notato, sempre grazie a questo libro, è
che il come e il
quando e il dove
e il durante e il
perché si è scritto
una determinata opera hanno un certo peso sull'opera stessa.
L'assunto che lo scrittore non è quello che scrive e che non bisogna
sempre cercare l'autore tra le parole del libro non è giusto fino in
fondo. E' un equilibrio molto precario: spesso sono opere di fantasia
ma scritte da persone reali. Diciamo che la portinaia che è
in me apprezza molto il
dietro le quinte, ma un
giornalista deve stare molto attento a non confondere l'autore con
l'opera. John Freeman stesso nell'introduzione parla proprio di
questo pericolo:
Quando un lettore si rivolge a uno scrittore, o a un suo libro, per ottenere le soluzioni ai propri problemi, finisce per violare la privacy di entrambi. E' questo il rischio che si nasconde dietro ogni intervista, dietro ogni profilo biografico: quello di incatenare troppo la vita di un autore alle sue opere, o di intestardirsi nella convinzione che un romanzo possa sostituire il nostro essere destinati a commettere errori e a pagarne le conseguenze, per imparare a tirare avanti in maniera adeguata, se non addirittura felice.
Gli
scrittori non hanno nulla a che vedere con il significato che diamo a
un incontro (che sia con loro o con il loro libro), né sono
responsabili di quello che scrive un giornalista né, tanto meno,
della nostra vita. A quella ci dobbiamo pensare noi.
Gioco forza con il poco tempo a disposizione, leggo libri diversi nello stesso periodo. Ora sono a 6. C'è un rischio, però: che uno di questi rimanga un po' troppo a lungo sul comodino, mentre altri finiscono presto e presto vengono sostituiti da altri. E se il libro in questione è un tomo piuttosto complesso, il secondo rischio è che tu ti sia persa quantomeno il filo logico e sia costretta a ritornare parzialmente sui tuoi passi se vuoi essere in grado di procedere. A questo punto, il terzo rischio è che tu faccia quest'operazione un paio di volte ritrovandoti a sapere a memoria l'inizio del capitolo e non avendo mai raggiunto la fine dello stesso.....
RispondiEliminaIl mio timore è proprio questo: perdere il filo, dover ritornare sui miei passi, una, due, tante volte e alla fine rischiare di rovinare la lettura di un libro.
EliminaPer ora continuerò in questo modo, sperando che il tempo a mia disposizione un giorno si moltiplichi!
Auguri!!! ... e quanto sai come fare a moltiplicare il tempo...SVELA IL SEGRETO!
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