L'ho
già detto ma ci tengo a ribadirlo: le stagioni sono distribuite male
all'interno del calendario. C'è poco da fare, finito il Natale, la
Befana oltre a portarsi via le feste, dovrebbe portarsi via anche
l'inverno e invece è appena incominciato. Come fa uno a capacitarsi
del fatto che gli aspettano ancora tre mesi di freddo? Ci credo che
poi viene la depressione. Ho inoltre scoperto che gli anglosassoni lo
chiamano anche il Dry Month,
perché si astengono dal bere alcolici per un mese dopo i bagordi di
dicembre. Suggerirei buttiamoci sugli zuccheri, ma scommetto che
anche voi avete fatto il buon proposito di mettervi a dieta, se non
dimagrante, quanto meno depurativa.
(Così, per farci del male)
Insomma,
gennaio, hai avuto il triste destino di capitare in un momento di
congiunzioni sfavorevoli. Hai anche la sfortuna di sembrare
interminabile, quindi ti si sopporta, di più non ci riesce di fare.
Inutile
dire, a questo punto, che è stato un periodo di bassi, molti bassi,
e false partenze, ma visto che bisogna essere indulgenti con questo
mese, perché non esserlo anche verso noi stessi. Quindi è con un
sorriso di tenerezza che mi rivedo vagare per la casa con
l'espressione di una che si è appena risvegliata da un lungo
letargo, non sa bene dove si trovi, chi sia e che cosa voglia fare
della propria vita. Giuro, la sensazione di molte giornate è stata
proprio questa.
In
questi casi che si fa? Ci si regala tempo, e anche dei fiori finti come quelli della foto in apertura; se inverno deve essere,
che inverno sia: la terra sta riposando in attesa di germogliare in
primavera, facciamolo anche noi, per quanto possibile.
Invitiamo
gli amici a casa, per condividere questo periodo strano, rendendo più
lievi le giornate ancora troppo corte e fredde che ti obbligano a
trascorrerle chiusi in casa.
(La prima compagna di classe ospite per un pomeriggio di giochi. Confesso che quella più emozionata ero io.)
Oppure
riprendiamo a frequentare i luoghi che abbiamo tanto amato, meglio
ancora se contengono oggetti che amiamo: le biblioteche e la quantità
infinita di libri che offrono; se riusciamo a portarcene qualcuno a
casa, meglio ancora, così si avrà la scusa di doverci tornare per
renderlo.
(Il libro della foto è venuto a casa con noi, insieme ad altri di cui vi parlerò)
E
se proprio dobbiamo stare al chiuso, che siano le quattro mura di un
teatro, per lasciarci trasportare in un altrove più bello, almeno
per un paio d'ore. Se poi è parte del regalo di Natale del marito,
possiamo avere anche l'ardire di sentirci molto, molto fortunate.
(Teatro Stabile di Torino, abbiamo assistito a "L'Illusion Comique")
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