Provate
a immaginare questo: un parrucchiere di enorme fama, non vedente, che
riesce a salire al governo, istituire un ministero basato solo ed
esclusivamente su severi canoni estetici e che incomincia pian piano
a riorganizzare la vita degli italiani, prendendo sempre di più il
sopravvento. Gli specchi sostituiscono la segnaletica stradale, cibi
e bevande poco sani vengono messi al bando, l'ingresso ai centri
urbani sono permessi solo dopo una selezione e chi non è abbastanza
bello è obbligato ad indossare un sacchetto di carta con i buchi per
gli occhi per potervi entrare, fino ad arrivare a un controllo delle
nascite basato sulle capacità genetiche dei genitori di mettere al
mondo dei bambini di bell'aspetto.
Quando
il protagonista del libro, uno scrittore trentenne, capisce che non
gli sarà più possibile pubblicare un libro perché non è
abbastanza avvenente, cercherà prima di reagire e ribellarsi, poi
cercando di farsi beffa del sistema
ingaggiando una controfigura, una sorta di avatar.
Nel
terzo libro della rubrica Turineisa “Il ministero della bellezza”
di Marco Lazzarotto entriamo in quella che viene definita una realtà
parallela, un universo distopico in cui vengono esasperati gli
aspetti più inquietanti degli eventi sociali degli ultimi anni: i
reality, il narcisismo dei Social e una politica dell'immagine sempre
più preponderante.
Una
lettura scorrevole e leggera che vi strapperà spesso un sorriso con
i suoi paradossi e controsensi, ma non potrete fare a meno di non
accorgervi del retro gusto amaro. A me ha fatto venire in mente questa frase, ricopiata su un mio quaderno parecchi anni
fa:
Lo spettacolo sta per cominciare quando un pagliaccio esce dal sipario e intima a tutti di fuggire perché si è sviluppato un incendio. Tutti si guardano e pensano a uno scherzo per divertire il pubblico. Ma questo insiste, sbraita, si dimena. E tutti giù a ridere... Una grande risata li seppellì tutti, perché l'incendio c'era veramente. Ecco, così io mi immagino l'apocalisse. E così sembra che si stia realizzando.
E
ho sperato fino all'ultimo in un finale diverso.