La vita di Arthur Camden è allo sbando. La moglie lo ha lasciato, l'azienda di famiglia è fallita sotto la sua guida. Per rimediare alla collezione di disfatte, Arthur tenta di dare una svolta alla propria esistenza, ma con risultati grotteschi.
Raramente
mi capita di provare una così forte antipatia per il protagonista di
un libro. Andavo avanti nella lettura di “Guida per gentiluomini
all'arte di vivere con eleganza” di Michael Dahlie con la speranza
di vederlo rinsavire e invece era tutto un susseguirsi di passi
falsi. Pensavo in continuazione “Ma come si fa ad essere così
ingenui?! Come si fa ad essere così stupidi?! Ma perché permette
agli altri di mancargli di rispetto?!” e mi arrabbiavo e non mi
capacitavo. Soprattutto non riuscivo a spiegarmi perché me la
prendessi così tanto con lui, al punto che, inizialmente tentata di
mandare al diavolo lui e il libro (ero proprio imbufalita!) ho
proseguito la lettura anche per capire questo mio fastidio.
Che cosa vedevo in Camden? Quale corda di me andava a toccare il suo
modo di essere? Perché è innegabile che, quando i nostri sentimenti
vengono coinvolti così tanto, un nervo scoperto è stato pungolato e
brucia e fa male. La fuga è la prima reazione ma, consapevole che un
libro si può chiudere in qualsiasi momento, ho trovato lo sprone ad
andare avanti e di guardarmi sorprendentemente allo specchio.
Arthur
ed io non abbiamo nulla in comune se non, ho poi scoperto, un piccolo
enorme particolare: il bisogno di essere accettati e amati così come
siamo, con i nostri difetti, le nostre imperfezioni, le nostre
debolezze. E' stato lui a dirmelo:
Indifeso,
forse. Insicuro. Pronto a tutto pur di essere amato.
Forse
io non sono disposta a tutto pur di essere amata, ma non è scappando
ogni volta da chi non mi comprende che risolverò il problema.
Sicuramente non sono una persona che rincorre il prossimo e mendica
attenzioni, ma non è standomene chiusa nel mio guscio che eviterò
di non soffrire, al massimo non verrò affatto vista.
Inaspettatamente,
da un libro che ho preso dalla mia libreria in un momento in cui non
avevo altro da leggere e non mi aspettavo nulla di più che svago,
perché lo consideravo leggero, ho ricevuto un'importante
lezione di vita.
Si rese conto che attendeva con desiderio perfino le canzonature di Rixa: già immaginava come lo avrebbe preso in giro per il suo pallore e per la paura dei cavalloni. Ma qui stava il senso di tutto, nello strano attaccamento di Rixa per lui a dispetto dei suoi innumerevoli comportamenti ridicoli. Pensò ai suoi figli, poi a Ken, persone che parevano volergli bene malgrado cose per cui altri lo ritenevano un buffone.
In
questo mondo che rincorre la perfezione, questo libro mi ha insegnato
che vale la pena di mostrarci per quello che siamo, renderci ridicoli
forse, ma rimanendo autentici e fedeli a noi stessi; solo così
facendo possiamo trovare, in mezzo a tutti, coloro che sono in grado
di amarci e accettarci, nonostante tutto...
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