«Come
stai?» quante volte al
giorno facciamo questa domanda? Quante volte al giorno ce la sentiamo
porre? Quante sono le volte che stiamo, davvero, ad ascoltare e,
soprattutto, quante volte rispondiamo come stiamo, sul serio?
Io
rispondo quasi sempre bene, al massimo che sono stanca, ho sonno, ho
mal di testa, male alla cervicale, finisco per parlare di VV, di
qualcosa che ha detto o fatto e mi ha fatto ridere, o arrabbiare.
Sposto l'attenzione, via, lontano da me. Mento anche a me stessa.
Tranne quando tocco il fondo, quando succede e sono laggiù, trovo
sempre uno specchio ad aspettarmi e sono, gioco forza, obbligata a
guardarmi in faccia, ad osservarmi, studiarmi e ascoltarmi.
«Come
stai, Francesca?» Ho il
cuore spezzato.
Vi
ho rotto le scatole parlando della mia “Monetina”, del mio
azzardo, del mio giocarmi il tutto per tutto, del mio voler essere
coraggiosa; vi ho raccontato di questo cammino, di come stava andando
e di come mi sentissi nell'affrontarlo, di come fossi orgogliosa di
me e che cosa penso dei sogni una volta finiti. Ma poi non vi ho mai
detto come è andata a finire.
Ho
perso.
Continuo
ad essere orgogliosa di me, lo rifarei, tutto, di nuovo, nonostante
sia andata come è andata; sono felice di questo cammino. Ma,
nonostante ciò, perdere fa male, tanto, proporzionalmente hai quanto
hai investito, credo.
I
primi giorni ho pianto, non un pianto dirotto, di quelli
irrefrenabili; più una commozione da occhi lucidi, attimi di
nostalgia e tristezza, lacrime facili da scacciare via, ma che senza
che tu te ne accorga incominciano a scavare. In seguito sono stata
presa dalla frenesia del «Chiudiamo
questo capitolo!», quando incominci
a fare pulizia e vuoi liberarti di qualunque cosa ti possa
minimamente far pensare a quello che hai perso. «Da oggi, vita
nuova!». E intanto quelle piccole, leggere lacrime, scavano... Poi
ti stanchi di questo lavoro
di liberazione
e ti fai prendere dalla vita di tutti i giorni, dagli impegni e dalle
incombenze, ogni tanto ci pensi ma ti sforzi di concentrarti sul
bicchiere mezzo pieno. E intanto loro scavano...
I
giorni passano, gli scavi vanno avanti e, senza che tu te ne renda
conto, ti ritrovi con il cuore spezzato in due.
Fa
male.
Non
ti senti autorizzata a piangere perché nella
vita ci sono cose ben più gravi,
ti vergogni perché dovresti
apprezzare tutto quello che hai invece che stare lì a pensare a
quello che non hai.
Ti guardi intorno e vedi solo due cose: le persone che hanno quello
che tu non hai ottenuto o quelle che dalla loro sconfitta sono
partiti e hanno fatto qualcosa di grandioso, Le fenici che rinascono
dalle ceneri. E tu invece sei lì, in fondo al baratro, davanti ad
uno specchio, con il tuo cuore spezzato in mano.
Non
pretendi che la gente ti capisca, non speri di ottenere parole di
consolazione, non vuoi ricevere compassione, non hai bisogno che
qualcuno ti asciughi le lacrime, men che meno vuoi sentirti dire che
passerà. Sarebbe già una gran cosa che qualcuno guardasse, insieme
a te, il tuo cuore spezzato; che rendesse vera la sua presenza, che
non la negasse ma neanche che gli desse troppa importanza,
semplicemente riconoscesse la sua esistenza e la tua bugia quando
rispondi «Bene».
Mi spiace davvero tanto per questo cuore spezzato, per la monetina caduta dal lato sbagliato, tanto tanto e ti abbraccio forte. Sandra
RispondiEliminaGrazie Sandra, ricambio l'abbraccio.
EliminaVado a ritroso e leggo parole che sarebbero anche le mie, se solo avessi l'onestà di lasciare andare quel cammino per cui sono convinta ancora di lottare e che invece so di aver abbandonato per strada.
RispondiEliminaUn po' come la volpe e l'uva, sai?
Leggo del funerale da fare a certi sogni e sembra tu parli a me. Leggo del cuore spezzato e... ti capisco e ti comprendo benissimo.
Oggi penserò tanto, tantissimo a quel "TU, come stai?" e cercherò di rispondere in piena onestà.
Grazie di questa bella sveglia :)
Grazie a te!
EliminaGiusto per infierire, la Tua Sveglia ha fruttato così: http://ilcircolovizioso08.blogspot.it/2016/04/e-io-come-sto.html
RispondiEliminaAlla fine quegli scavi fanno il loro lavoro e ti fanno "adulta", in un modo o nell'altro. Il cuore si può ricucire, non sarà più lo stesso di prima ma anche le ferite, i tagli e le rotture hanno un Valore. Anzi: c'è chi rimettendo insieme i frammenti evidenzia con l'oro quelle crepe, lo sai?
(questo non è un tentativo di consolarti, è il mio guardare insieme a te quella crepa... <3
Ho letto, ho letto...
EliminaGrazie per rivolgere lo sguardo insieme al mio, davvero!
Difficile parlare del proprio dolore. Difficile viverlo e ancor più comprenderlo. Una parte della vita che si cerca di scacciare, ma lui è lí, sempre pronto a farsi scoprire. Nel tuo sembrar fragile, nel tuo toccare il fondo, stai dimostrando grande forza, perché lo stai vivendo in questa parte di cammino, senza nasconderlo, senza "far finta che". E come ogni cammino, un passo dopo l altro, i panorami muteranno e le sensazioni saranno ogni giorno differenti...con l augurio che la meta arrivi in pieno sole.
RispondiEliminaDifficile parlare del proprio dolore. Difficile viverlo e ancor più comprenderlo. Una parte della vita che si cerca di scacciare, ma lui è lí, sempre pronto a farsi scoprire. Nel tuo sembrar fragile, nel tuo toccare il fondo, stai dimostrando grande forza, perché lo stai vivendo in questa parte di cammino, senza nasconderlo, senza "far finta che". E come ogni cammino, un passo dopo l altro, i panorami muteranno e le sensazioni saranno ogni giorno differenti...con l augurio che la meta arrivi in pieno sole.
RispondiEliminaGrazie Gabry. per fortuna i giorni di sole, ogni tanto, ci sono già adesso, spero saranno sempre di più...
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