Scrivere
questo blog è per me un esercizio costante di analisi e comprensione
delle mie letture. Se voglio scrivere dei libri che leggo, devo
trovare qualcosa da dire che non sia un semplice mi è piaciuto.
E' una bella sfida, alle volte mi mette a dura prova.
Sapete
che di solito non leggo recensioni dei libri che voglio leggere per
non farmi influenzare; alle volte non leggo neanche le quarte di
copertina. Ho voluto fare un gioco: ho scritto le mie impressioni a
ruota libera e poi mi sono documentata. E' stato interessante per me
farlo.
«Ho
appena finito di leggere “N-W” di Zadie Smith... Non so, mi
sfugge qualcosa. Ci devo pensare. Cosa voleva dire l'autrice? Ci sono
tre personaggi principali, cresciuti nello stesso quartiere di
Londra. Ma la storia si interrompe, vorrei sapere come va a finire.
Lo so che non è importante sapere il finale, che lo scrittore può
scegliere di mostrare solo un attimo nella vita dei propri
personaggi, però in questo caso, con i segreti
che custodiscono, non può interrompere la storia così. Ha fatto lo
sforzo di narrare le loro vite da quando erano bambini; hai fatto 30,
fai 31. Sento il bisogno di una epifania. Non lo so, ci devo
pensare».
Questo
grosso modo il mio sproloquio. Poi ho letto la quarta di copertina e
ho scoperto che i personaggi principali sono quattro. Quattro? Ma
davvero? Mi sa che uno, per come la vedo io, non le è riuscito tanto
bene perché lo consideravo secondario... (io non sono nessuno, lo
so)
Ho
letto un paio di recensioni scovate per caso su internet grazie a
Google e, chi più chi meno, tutte sottolineano il suo essere un
romanzo di epica metropolitana, un ritratto della nostra
contemporaneità, ecc. Alla fine, nessuna analisi mi ha illuminata
particolarmente. Ma non ho gettato la spugna, il mio pensiero
continuava a ritornare sui tre protagonisti che mi avevano colpito
maggiormente; non so perché, ma sentivo che dovevo trovare un punto
di incontro tra loro. Cresciuti nello stesso quartiere, ognuno a
proprio modo aveva cercato di rifarsi
una vita,
di tagliare con il proprio passato, cancellare le proprio radici.
Nessuno di loro ci era riuscito pienamente. Dove avevano sbagliato? E
qui (sempre secondo il mio ragionamento) ho fatto centro. Non avevano
rinnegato solo le loro origini, ma la loro stessa natura e così si
erano condannati al fallimento. Ho avuto il mio finale.
Per prima cosa il codardo abbandona sempre se stesso.
Cormac McCarthy
Circa un annetto fa avevo inserito questo romanzo nel carrello di "IBS", per poi sacrificarlo quando i volumi da acquistare erano diventati troppi. Poi, me ne sono dimenticata.
RispondiEliminaAnni fa avevo letto "Denti bianchi", sempre della stessa autrice. Sebbene avessi trovato lo stile un po' prolisso, nel complesso non mi era dispiaciuto.
In sintesi, lo consiglieresti?
Si. L'ho apprezzato molto di più di "Denti bianchi", i personaggi sono intriganti e racconta un angolo di Londra davvero poco noto, quasi irriconoscibile.
EliminaBene! Allora lo comprerò! Grazie :)
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