La
vita, ultimamente, è un ritorno. Alla mia vita, alle mie vecchie
abitudini, all'indipendenza e ne sono così felice. Consapevole del
fatto, però, che così come il mio fisico non sarà mai più lo
stesso, così non sarò mai più la stessa io. E se per molti questo
è il normale trascorrere del tempo, per me non lo è, perché c'è
un piccolo particolare in più: la paura. Paura del ritorno della
malattia. Paura di morire. Paure che si rinnovano ad ogni minima
variazione del mio stato fisico, ad ogni controllo medico a cui dovrò
sottopormi per il resto della mia vita e nell'attesa dell'esito degli
esami. Paura che purtroppo scopro molto forte in me e che spesso
richiede parecchie se non tutte le mie energie per essere gestita.
Ho
iniziato più volte a scrivere questo post, ma mi sono sempre trovata
in difficoltà, perché non è facile spiegare la mia situazione e
sovente mi rendo conto che, per chi non la vive in prima persona, non
sia semplice da comprendere. Potrei tenere per me i momenti “bui”
e raccontare sul blog solo i lati belli della mia vita, ma lo vivrei
come una bugia, una finzione, con voi ma soprattutto verso me stessa.
Allo stesso tempo non vorrei soffermarmi troppo sugli aspetti
negativi della mia vita, non perché vorrei negarli, ma perché non
vorrei metterli troppo in luce o, ancora meglio, non vorrei mettere
in evidenza queste zone d'ombra. Che però ci sono.
Se
c'è una cosa che ho imparato in questo mio percorso è che non c'è
un modo giusto o sbagliato di vivere la malattia, ognuno ha il suo e
se c'è qualcosa che posso suggerire a chi sta percorrendo la stessa
strada è quello di non vergognarsi dei propri sentimenti e delle
proprie reazioni. Non siete sbagliati. Non sentitevi in colpa perché
vi sentite l'essere più miserabile di questo mondo o un peso per chi
vi è accanto. Non sentitevi in colpa per le vostre tristezze e i
malumori, la rabbia e il risentimento. Non sentitevi in colpa perché
pensate che con il vostro atteggiamento fate soffrire chi vi è
accanto. Chi vi ama veramente vi vorrà accanto in tutte le vostre
“forme”, anche quelle negative.
C'è
un'altra cosa che ho imparato: nei momenti bui mi dimentico che la tempesta passa, la luce ritorna. Allora segnatevela bene in vista
questa cosa, chiedete a chi vi sta accanto di stringervi forte e
ricordarvelo. Un abbraccio e queste parole “Lo so che stai male ma
devi ricordarti che poi passa, che ti sentirai meglio, te lo
prometto” è ciò di cui avrete bisogno per arrivare alla fine
della notte.
(Gli
articoli sono inglese, ma vale lo sforzo leggerli)
Io
sarò per sempre grata a chi condivide le mie notti.
Capisco le tue paure, ma lasciati dire che il fatto che tu riesca a parlarne ti rende molto coraggiosa.
RispondiEliminaSento di doverlo fare, per non soccombere proprio alle mie paure. Non so se è coraggio o sopravvivenza.
EliminaCara Francesca, è un percorso difficile e duro, fatto di tante notti lunghe e tristi. Ma la luce po torna davvero e tu devi essere orgogliosa di essere capace di raccontare i tuoi sentimenti. Un forte abbraccio. claudiag
RispondiEliminaLo faccio perché mi sento così sola, a volte, che desidero che nessuno si senta così. Ti abbraccio anch'io.
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