giovedì 9 maggio 2019

Il mio programma del Salone del Libro 2019


Sono emozionata come una bambina alla vigilia di Natale. Ieri sera guardavo su Instagram le foto che gli editori postavano della preparazione degli stand, intravedevo quei corridoi vuoti, ed ero felice perché tra poche ore li avrei percorsi anch'io. Quest'anno sono proprio entusiasta di andare al Salone del Libro di Torino, ma di una felicità ed entusiasmo fanciullo che non mi succedeva da tempo di provare. Sarà forse dovuto dal fatto che non compro un libro da moltissimo tempo e non vedo l'ora di regalarmene uno; sarà che quasi volontariamente ho trascurato le ultime uscite e le novità e così ogni stand potrebbe essere foriero di scoperte e sorprese; sarà che è da poco che sono ritornata attiva e completamente autonoma e il Salone mi sembra una grande festa dopo la lunga convalescenza.
Nei scorsi giorni, inizialmente, ero molto dispiaciuta per le numerose polemiche che ci sono state per la presenza di una casa editrice vicina a Casa Pound (non ci sarà), per poi arrivare ad essere quasi annoiata e arrabbiata di tutto quel screditare il Salone, «Ogni anno ce n'è sempre una...», sospiravo tra me e me. Neanche per un attimo ho però pensato di boicottarlo, sono profondamente convinta dell'importanza culturale di questa manifestazione, per Torino e per l'Italia tutta. Riflettendoci a freddo ho poi realizzato che, in fondo, anche durante questi scomodi accadimenti, il Salone del Libro di Torino sta facendo cultura, porta avanti il dialogo, il confronto, non chiude porte ma cerca, come si propone di fare da sempre, di valicare confini, unire non creare muri.
Senza andare troppo in là con gli anni, era il 2016 quando con il tema “Visioni” celebrava chi ha la capacità di guardare lontano, di darsi e vincere sfide che sembrano impossibili, di lavorare per il futuro attuando progetti forti, basati su una conoscenza vera, ma anche sul patrimonio letterario, artistico e filosofico che costituisce la nostra identità culturale... Nel 2017 la grande scissione tra piccole e grandi case editrici e il Salone proponeva “Oltre i confini”, con la bellissima immagine del libro ponte perché non è un oggetto da mettere in vetrina ma una forza viva, trasformativa, che modifica il paesaggio circostante, che qualche volta cambia addirittura le carte in tavola, o le regole del gioco, che non ti lascia come ti aveva preso, che ti consente di fare esperienza. Nel 2018 con “Un giorno, tutto questo” ha voluto sottolineare l'importanza del continuare ad interrogarsi e porsi domande: chi voglio essere? Perché mi serve un nemico? A chi appartiene il mondo? Dove mi portano spiritualità e scienza? Che cosa voglio dall'arte: libertà o rivoluzione?
Quest'anno è la volta de “Il gioco del mondo”, ispirato dal libro omonimo di Julio Cortázar e dal gioco della campana, Rayuela in spagnolo (lingua ospite di questa edizione); il Salone si propone di lanciare il sassolino immaginario, quello che serve a compiere il balzo, a superare il confine, per accorgersi, giocando, che quel limite è evanescente e labile perché disegnato solo con il gesso.

QUI trovate il programma completo del Salone, io ho deciso di non pianificare nulla, proprio come una bambina lancerò il mio sassolino e saltellando felice, vedrò dove mi porterà. Vuoi giocare con me?

Nessun commento:

Posta un commento