lunedì 26 marzo 2018

Eccomi

Un giorno ho pubblicato una foto su Instagram di “Eccomi” di Jonathan Safran Foer e nella didascalia avevo scritto: odi et amo. In quella foto in particolare mi riferivo a un generico per i libri molto lunghi, ma credo che possa essere un riassunto in due parole di quello che ho provato verso questo libro di più di cinquecento pagine.
Una sera a cena con amici, raccontavo di questa mia lettura ancora in corso, mi lamentavo che procedevo a rilento, un po' perché lo stavo leggendo in lingua originale, e un po' perché c'era davvero troppa roba in questo libro, ed ero in dubbio se fosse tutto funzionale o meno alla storia. «Uno di quegli autori che se tagliassi metà libro, andrebbe comunque bene» commentò scherzando la mia amica.
Ora che l'ho finito posso dire che no, non andrebbe comunque bene. È vero, è uno di quei libri che ha una storia, ma anche tante altre sotto storie, in una sorta di matrioska infinita e anche se, quando il narratore si occupa di una di queste storie minori, tu vorresti urlargli «Falla finita! Voglio sapere come procede la storia principale!» dentro di te tu sai che non è possibile, perché è di vita che stiamo parlando. La vita è fatta di storie è anche la mia frase preferita, quella che ho scelto proprio per il blog; queste storie che la compongono sono tutte importanti.
Mi sono profondamente affezionata alla famiglia Bloch, mi sono riconosciuta in alcune dinamiche tra Julia e Jacob, tra moglie e marito, a turno li ho amati e odiati, ho fatto il tifo per uno e poi per l'altro, ho incolpato il distacco apparente di Jacob, mi sono arrabbiata perché Julia non ci ha creduto abbastanza. Ho avuto conferma di come sia facile, di quanto sia facile rovinare tutto, di lasciare andare la barca alla deriva, e di come sia tremendamente difficile non farlo. Mi sono fatta decine di domande a cui non sono riuscita a dare risposte. Ho amato Sam, Max e Benjy come fossero figli miei e avrei voluto, in più occasioni, proteggerli. È stato difficile essere impotente.
Ho amato la scrittura di Foer, così come l'ho amata nei suoi libri precedenti, e se c'è uno scrittore che è bravo a scrivere dialoghi, quello è lui; come parlano i suoi personaggi è così vero che è più vero della vita vera.
È stata una lettura di odi et amo, ma ora che l'ho finito e che, a distanza di tempo, ci ripenso posso dire che è proprio per questo che vale la pena leggerlo e magari rileggerlo, per capire meglio non solo amo, ma soprattutto odio.

Jacob had made half a dozen trips to IKEA, and even then he couldn't discern if, on balance, he loved or loathed it. [] He loathed the machine that punched that poor chair over and over, punched it all day every day and probably through the night, confirming both the resilience of the chair and the existence of evil.

(Jacob aveva fatto una mezza dozzina di viaggi da Ikea, e ancora non riusciva a capire se, a conti fatti, l'amava o l'odiava. Odiava la macchina che colpiva quella povera sedia ancora e ancora, la colpiva tutto il giorno tutti i giorni e probabilmente anche tutta la notte, confermando così sia la resilienza della sedia che l'esistenza del male.)

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