Gironzolavo
tra gli scaffali di una libreria quando il mio sguardo è stato
attratto da questo libriccino che sulla copertina riporta una sorta
di timbro con scritto “Turin”; sguardo che è subito corso al
titolo: “Il marciapiede per Torino. Racconti” edizioni Ensemble.
L'ho sfogliato velocemente e altrettanto velocemente l'ho comprato;
pensavo di regalarlo a una persona di mia conoscenza che ama tanto
girare a piedi per Torino.
I
giorni passavano e il libro, appoggiato provvisoriamente sulla mia
scrivania, continuava a guardarmi. E io lui. “Magari lo leggo,
prima di regalarlo, tanto abbiamo abbastanza confidenza, non si
offenderà”. E poi scorrevo i nomi degli autori elencati sulla
copertina, i più a me sconosciuti; e poi ho incominciato a
domandarmi il perché una raccolta di racconti su Torino, se era nata
prima l'idea del libro o prima i racconti, e chissà come ne usciva
fuori la mia città da quelle pagine.
Pensa
che ti ripensa, rimanda e temporeggia, è così che è nata l'idea
della rubrica Turineisa, così è cresciuta la mia curiosità di
conoscere meglio la realtà culturale torinese e i suoi autori
contemporanei e il primo libro di cui parlarvi non poteva che essere
proprio questo, quello da cui tutto ha avuto inizio.
Dodici
brevi racconti, uno diversissimo dall'altro, da cui emerge ogni volta
una Torino altrettanto differente: protagonista, sulla sfondo,
nebbiosa, fredda, o che ti avvolge calda come un ricordo, una città
che ti appartiene, una città a cui appartieni; la Torino di una
volta, la Torino sabauda, la Torino della Fiat, e quella di adesso,
che si sta reinventando; la Torino della Mole, simbolo, stendardo che
si erge in mezzo alla pianura, il Museo del Cinema e il Torino Film
Festival; la Torino dei portici, delle piazze e dei Murazzi.
Il traffico, a modo suo armonico, era regolato dai vigili urbani, i civich, con i loro caschetti bianchi, come i guanti e i manganelli segnalatori. I tram verdi sferragliavano facendo o gara con i filobus, strapieni di assonnati operai in tuta blu, impiegati frettolosi e studenti rasati, con tanto di cravattino nero e cartella in cuoio marrone.Era la Torino delle periferie grigie come il cielo, dei palazzoni in cemento armato che spuntavano a manciate sui prati di mille vie Gluck; era la Torino dei napuli, della disperazione e della speranza della gente del Sud, dell'Italia povera che si aggrappava al treno del boom economico. E i treni arrivavano, a centinaia, sotto le volte Liberty della stazione centrale di Porta Nuova,...Era una città dalle mille contraddizioni, ma era la mia città.In quella copia un po' sbiadita e provinciale della Detroit americana, sfavillavano i Saloni dell'Auto, della Moda e della Tecnica...Era la città del derby di Sivory e Charles contro gli eredi di capitan Valentino, Bearzot e Ferrini.Erano le strade della FIAT seicento e dell'Alfa Romeo Giulietta...Era la mia Torino...
Non vedo l'ora di venire a Torino e andare con te in uno dei posti della tua città, uno che ami in modo particolare. Sarebbe un regalo bellissimo ❤
RispondiEliminaUn abbraccio
Francesca
Non vedo l'ora di venire a Torino e andare con te in uno dei posti della tua città, uno che ami in modo particolare. Sarebbe un regalo bellissimo ❤
RispondiEliminaUn abbraccio
Francesca
E per me sarà un vero piacere. Non vedo l'ora!
EliminaOttima l'idea della rubrica Turineisa.
RispondiEliminaIo mi ci sono buttato subito dentro e così i miei ultimi 2 libri letti sono di scrittori sabaudi.
Sono stati entrambi piacevoli sorprese, ma non ne parlo perchè so che tra un pò lo farai tu....eheh
Specifichiamo che non sono io che mi commento da sola... questo commento è di mio marito!
EliminaContenta di averti passato delle belle letture.