Avevo
perso le speranze e mi ero rassegnata al fallimento/delusione e
invece, con non so quanto ritardo, un bel giorno ho trovato nella
buca delle lettere il libro dello swap libraio a cui avevo
partecipato per Natale. Doppia felicità per il regalo ormai
inaspettato! Non conosco ovviamente la persona che me lo ha inviato e
non so neanche se ha un blog; peccato perché sarebbe stato un modo
per scoprire qualcosa su di lei. Ho il suo indirizzo però e potrei
sempre scriverle. Chissà se le farebbe piacere...
Che
dire (scrivere) del libro? «Non
è il mio genere» è di
solito quello che penso quando mi capita sotto mano un romanzo come
“Amore zucchero e cannella” di Amy Bratley. Ma l'affermazione
sarebbe da analizzare visto che poi, spesso, quando finalmente ci
metto mano (e il naso), questi libri li divoro in pochi giorni. Sono
un ottimo intrattenimento e non richiedono molti sforzi; scrittura
lineare, trame piacevoli. Forse da un libro mi aspetto un po' di più,
anche che mi metta in difficoltà, o che mi scuota nel profondo, ma
un po' di leggerezza non guasta alle volte.
Non
pensavo inizialmente di scrivervene perché non mi aveva regalato
grosse riflessioni ma, dopo le difficoltà di questi ultimi giorni,
non smetto di pensarci.
La
protagonista del libro è stata, quando aveva all'incirca otto o nove
anni (non ricordo bene), abbandonata dalla madre e cresciuta dalla
nonna materna. Che madre degenere, vero? Peccato che, nei momenti più
neri della scorsa settimana, io abbia detto e ridetto, oltre ad
averlo pensato in modo ossessivo, che me ne volevo andare. La mia
mente non trovava altra soluzione. Non ce la facevo più, volevo
gettare la spugna. Non l'ho fatto, ma questo è sufficiente a
rendermi una madre migliore? Non sono sicura che la risposta giusta
sia affermativa. E' questo che non riesco a smettere di domandarmi.
Una persona può fare molti danni andandosene ma altrettanti anche
rimanendo.
E'
dal corso pre-parto che me lo sento ripetere: di come i bimbi siano
delle spugne e che assorbano tutto quello che hanno attorno. Ma
realizzare da sola che VV è felice se io sono felice mi ha messa
molto paura addosso. Spesso non lo sono, quanto male farò alla mia
bambina? Sarò in grado di fare in modo che il conto sia sempre in
pari, che i piatti della bilancia non pendano da una parte sola,
soprattutto quella sbagliata? Come farò fronte alle responsabilità
legate alla crescita di mia figlia?
Queste
e altre milioni di domande che trovo particolarmente difficili in
questo periodo, da un libro che doveva essere leggero...
mi spiace che tu stia così male, davvero. In quanto allo swap io non ho ricevuto nulla, nè so se la mia abbinata abbia ricevuto il mio... Buona settimana! Sandra
RispondiEliminaCi sono periodi, per fortuna brevi, in cui sento tutto il peso della responsabilità di crescere un altro essere umano...
EliminaMi dispiace tu non abbia ricevuto nulla, spero si tratti solo di un, ancora più enorme, ritardo.
Io penso che già il fatto che tu ne scriva sia importante. Li fai uscire da te , ora sono lì, davanti a te, su un piano diverso.
RispondiEliminaCredo che i problemi, se messi fuori e davanti a noi abbiano più possibilità di essere superati.
Un abbraccio
Lo spero tanto anch'io. Grazie Adele, ricambio l'abbraccio.
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