Ultimamente quando vado in vacanza mi piace accompagnare il viaggio anche con un libro “a tema”, che mi aiuti a calarmi ancora di più nei luoghi, la gente, la cultura che sto per visitare. Dovendo partire per una breve soggiorno in montagna ho pensato che il libro “Racconti di montagna”, a cura di Davide Longo, potesse essere il giusto compagno di viaggio.
Non sono mai stata una grande amante dei racconti. Non mi piace proprio il loro essere brevi. Soprattutto se una storia mi ha catturato mi dispiace che finisca troppo presto, vorrei seguire i personaggi ancora un po', saperne un po' di più. Eppure, in questa raccolta, anche se ogni storia era a sé stante, io ho avvertito un filo che le univa, che non era solo e semplicemente il luogo.
Il libro l'ho finito da un po' di tempo e ho rimandato a scriverne fino ad ora perché non riuscivo a spiegare bene a me stessa cosa fosse questo “legame”, questo passo, questo ritmo che avvertivo in ognuno di loro. Poi ho riletto bene l'introduzione e ho scoperto che potevo smetterla di sforzarmi, che la spiegazione era lì e me la dava Davide Longo, colui che aveva messo insieme questi racconti. «La montagna per un uomo è un tempo diverso...un racconto è un racconto di montagna quando narra l'incontro di un uomo con il tempo della montagna...Le storie che cercavo... dovevano essere toccate dalla montagna più che abitarla. I loro protagonisti dovevano vivere l'esperienza della rarefazione dell'aria, dei suoni, degli incontri, ma soprattutto del tempo. Perché la montagna ci costringe in primo luogo a prendere atto di questa feroce verità: il tempo esiste, è il centro della nostra vita, ma non è fatto a nostra immagine e somiglianza».
Non c'è un racconto in particolare tra tutti quelli contenuti in questo libro che mi sia piaciuto di più; forse continuo a non amarli i racconti, eppure questo libro è stato il perfetto compagno di viaggio. Perché in montagna avevamo lo stesso passo.
… salire a piedi, con un pesantissimo sacco sulle spalle,... che lunga, lenta, sudata conquista! Quelle ore di fatica ci allontanavano gradualmente dal mondo normale della pianura e della città... Ti sentivi lentamente accolto in un mondo dalle dimensioni inconsuete ed affascinanti. Le ore? Non contavano più nulla. Questi erano posti da secoli! L'orizzonte si allontanava piano piano. In un certo senso, salendo « creavi il mondo».
Fosco Maraini