lunedì 1 marzo 2021

I libri che non vi ho detto

 

Ho più volte affermato che dei libri che non mi sono piaciuti non parlo e non scrivo; non mi piaceva l'idea di portare una parte negativa, sebbene ben argomentata, nella mia stanza tutta per me, cioè questo blog, e soprattutto che non avrebbe portato nessun valore aggiuntivo. Insomma, a che pro parlare di qualcosa che è brutto?

Poi si cresce, si cambia, si matura e magari si ha voglia di fare un piccolo sforzo in più perché tutto, anche le cose brutte, ci lascino qualcosa, un piccolo insegnamento su di noi, i nostri gusti o modi di agire. Una cosa che non si dovrebbe mai smettere di fare è avere voglia di imparare.

Con i lettori della mia newsletter siamo alle prese con il libro “Donne che corrono con i lupi”, (stiamo affrontando i primi capitoli, quindi siete ancora in tempo nel caso vi voleste unire) e abbiamo da poco incontrato un personaggio che si chiama La Loba che ci chiede di fare una cosa molto importante: rimanere nel deserto e raccogliere le ossa. Il deserto è una metafora per rappresentare tutte quelle situazioni difficili e negative in cui capita di trovarsi e nelle quali, giustamente, nessuno desidera soffermarsi più del dovuto. Oltre a chiederci di non scappare a gambe levate, La Loba ci chiede di andare alla ricerca delle ossa, che in questo caso rappresentano la parte più nascosta di noi, la più importante, lo scheletro di cui siamo fatti e che noi abbiamo perso e lasciato morire. Perché la parte più preziosa di noi dobbiamo cercarla nel posto in cui stiamo male? Perché sono proprio le cose negative a pungerci sul vivo, sono proprio le cose che ci piacciono di meno o che ci fanno male a rivelarci che cosa è importante per noi. Lo stesso lavoro si può fare con i libri.

In passato se iniziavo a leggere un libro faticavo ad abbandonarlo, anche se mi stava annoiando a morte o non mi piaceva per niente, perché non mi piaceva lasciare una lettura incompleta. Crescendo ho cambiato idea e ho raggiunto l'opinione che la vita è troppo corta per sprecarla con brutti libri e ora abbandono senza alcuna pietà o rimorso. Da poco ho aggiunto un piccolo tassello a questo mio modo di agire e ho incominciato a chiedermi il perché. Perché questo libro mi annoia/irrita/agita/...? Perché questo personaggio non mi piace? Perché non provo empatia? Le domande possono essere delle più svariate a seconda dei sentimenti che ha evocato fin lì la lettura.

Può capitare, ad esempio, che un personaggio mi sia particolarmente antipatico perché riconosco in lui un mio difetto o modo di fare che ho difficoltà ad accettare. Vedermi riflessa in lui potrebbe aiutarmi a comprendermi meglio, a cercare di cambiare quella parte di me oppure finalmente accettarla. Oppure potrei riconoscere in un personaggio una persona a me vicina con cui ho problemi di relazione e anche in questo caso potrei avere delle rivelazioni, magari capire finalmente il perché non andiamo d'accordo.

In sostanza quello che suggerisco di fare è un cambio di prospettiva; invece di soffermarvi sul perché quel libro, o quella persona perché vale anche nelle relazioni, è scritto così male, si comportano in quel modo o dicono quelle cose, provate ad interrogarvi perché voi reagite così. Le nostre reazioni, il nostro modo di agire parlano sempre di noi e rivelano lo stato della relazione con noi stessi. Potreste fare delle scoperte interessanti, vi racconterò prossimamente le mie nella nuova veste della rubrica “I libri che non vi ho detto”.

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