Come
vi ho anticipato, questa estate mi ero ripromessa di leggere molto e
sono riuscita a farlo, quindici libri per la precisione. Tra tutti
quelli letti, se ne dovessi scegliere uno, non avrei alcun dubbio: è
stato il più entusiasmante, quello che mi ha fatto imparare tante
cose e soprattutto mi ha regalato un nuovo sguardo sulle montagne.
Anzi, oserei dire che mi ha fatto innamorare ancora di più delle
montagne.
Se
penso che mi ha attesa per almeno un paio di anni sullo scaffale
della mia libreria e che più di una volta ho tentato di restituirlo
a mio fratello, legittimo proprietario, e che lui ogni volta ha
insistito perché lo leggessi. Devo ringraziarlo per essere stato,
lui, così testardo.
Come
molte cose, la montagna è circondata da tanti luoghi comuni; la mia
impressione è che, dalla maggior parte, sia vista come un posto dove
ci si reca a sciare d'inverno e a camminare d'estate, dove si magia
la polenta e si beve un genepy. A parte questo, non sembra avere un
ruolo nelle nostre vite cittadine e nella nostra percezione del
mondo.
Ed
è questo l'aspetto che mi ha più colpita del libro “Come le
montagne conquistarono gli uomini” di Robert Macfarlane, edito da
Mondadori; di come l'autore racconti non solo della passione di
scalatori e conquistatori di vette, ma come nel momento in cui l'uomo
ha posato lo sguardo sulle montagne sia cambiata la visione e la
considerazione della terra. Per fare un esempio, è studiando la
configurazione dei monti che gli uomini sono riusciti ad arrivare al
calcolo esatto dell'età della terra; furono quelle strane
protuberanze che sembravano immobili ed immutabili e che invece si
scoprirono non esserlo a regalare il concetto di tempo che
mancava del pianeta terra. I geologi compresero che il mondo non era
sempre stato così, come Dio lo aveva creato, ed incominciarono a
studiarlo per comprenderlo meglio e per farlo spesso si recavano
proprio sulle montagne.
Numerose
le scoperte che si fanno grazie a questo libro, non solo dal punto di
vista geologico, ma anche politico, sociale e culturale
(pubblicazioni che andavano a ruba, spettacoli teatrali che facevano
il tutto esaurito e giravano i teatri di tutto il mondo!); al punto
di poter affermare che quello che siamo e pensiamo lo siamo anche
grazie a quello che le montagne ci hanno insegnato.
Non
mancano ovviamente i racconti delle spedizioni e delle conquiste
delle prime cime, delle mappature, dell'apertura dei sentieri, delle
esplorazioni e grazie alla bravura dell'autore in più occasioni mi
sono ritrovata con il fiato sospeso dall'emozione, nonostante sapessi
bene come andava a finire.
Avrete
capito che non posso che suggerirvi caldamente di leggerlo,
soprattutto se amate la montagna, ma non solo. Volevo chiudere
trascrivendo una frase del libro, per incuriosirvi ancora di più, ma
poi mi è venuta in mente questa, che rende bene la sensazione che ti
regala essere lì, sul fianco o sulla cime di queste presenze
maestose:
“Vero che ti sembra di poter toccare il cielo con un dito, mamma? Tu pensi di alzare il braccio e arrivarci.”
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