Quando
vi avevo salutato a luglio, lo avevo fatto con l'augurio di riuscire
a “staccare”, soprattutto la testa; spegnere quei pensieri che la
affollano e la rendono molesta, chiassosa e mi stancano
infinitamente. Non avevo piani e programmi, la mia era proprio una
speranza basata sul nulla, forse sulla buona sorte.
Un
giorno, mentre ero in montagna, ho ricevuto una telefonata di mia
suocera che mi chiedeva notizie della nipote e poi, buttato lì, sul
finire della telefonata, perché lei ha sempre paura di essere
invadente, mi ha chiesto “Hai ritirato l'esito dell'esame?” e io
sono caduta dal pero. Mi ero dimenticata.
Non
ho pensato “Mi sto trascurando” (anche se ho poi subito mandato
un messaggio al marito chiedendogli se gentilmente poteva andare lui,
visto che io ero in montagna), ho gioito dicendomi “Ce l'ho fatta!
Ho staccato.”
Ero
incredula.
Immediatamente
ho incominciato a riflettere e analizzarmi per capire come ci fosse
riuscita. Staccare sì, ma spegnere completamente il mio incessante
interrogarmi no, quello è impossibile. Ci ho messo un po' a capirlo
e, forse, l'ho compreso fino in fondo solo una volta tornata a casa e
alle mie abitudini.
Sono
andata contro la mia natura, mi sono fatta violenza.
Ho
sempre detto di essere una persona introversa, che ha bisogno dei
suoi spazi, della solitudine e del silenzio, che ha bisogno di
pensare, di ascoltarsi e soffro quando non lo faccio per troppo tempo
di seguito. Tutti i miei sforzi in passato sono stati concentrati per
preservare questo lato del mio carattere; come una pianticella
preziosa lo curavo, lo proteggevo, lo alimentavo. Non accorgendomi
però che, così facendo, davo da mangiare al mio nemico.
Quando
ti succedono cose gravi e brutte, abbiamo tutti fretta di lasciarcele
quanto prima alle spalle, di dimenticarle, di tornare alla vita di
prima, di essere quelli che eravamo prima. Alle volte, però, prima
non è più il meglio per noi.
Non
sto parlando di cambiare abitudini o di accettare il cambiamento; sto
parlando di capire che, alle volte, per aiutare noi stessi dobbiamo
anche farci un po' di violenza.
Cosa
ho fatto in montagna di speciale per riuscire a staccare? Non mi sono
data tempo per pensare. Questa estate la Pro Loco del paese di
montagna dov'ero in villeggiatura aveva organizzato diversi eventi ed
attività per grandi e piccini e, VV ed io, non ce ne siamo persi
neanche uno. E' stato strano dover segnare sul calendario degli
impegni per non rischiare di scordarli mentre eravamo in vacanza, ma
erano così interessanti (e gratis) che avevamo piacere di prendervi
parte. Le mie giornate erano piene; una volta, mi sarei lamentata
perché non avevo un attimo di “calma”, ora ho scoperto che è un
ottimo modo per mettere a tacere la mia testa, soprattutto i pensieri
negativi.
Sono
ancora un'introversa, anelo al silenzio e penso, penso, penso
incessantemente; ma ora ho capito che, per il mio bene, non posso più
darmi troppo spazio. Facendo un paragone un po' azzardato, è come se
fossi stata tutta la vita un'alcolizzata; penso che chi lo è stato
poi lo rimanga per sempre, solo impara a tenere sotto controllo quel
lato del sue essere. Non credo che la mia natura interiore cambierà
mai completamente, ma per forza di cose, dovrò metterla in un
angolo, tenerla a bada, e dovrò impegnarmi per farlo. Pensare (bere)
troppo non mi fa bene.
L'altro
desiderio era leggere tanto. Si è avverato anche quello.
Cara Francesca, credo che tu abbia trovato un segreto molto importante per vivere meglio. Anche io ci sto provando, non sempre con successo. Custodisci con cura la tua bella scoperta. Un abbraccio. claudiag
RispondiEliminaQuesto "segreto" è fatto di successi e insuccessi; tornata dalle vacanze ho fallito tante volte. L'importante è perseverare.
EliminaTi abbraccio anch'io.