Più
o meno è andata così: da qualche parte, non ricordo più dove, devo
aver letto qualcosa che mi ha incuriosito, la cosa deve essersi
ripetuta perché poi mi sono appuntata il titolo; titolo che tra
l'altro ha un certo non so che di speranzoso. Il caso volle che una
persona che mi chiese uno scambio su Acciobooks l'avesse nella
propria libreria e un piego di libri lo ha fatto diventare mio. E'
giaciuto per diverso tempo sullo scaffale dei libri ancora da
leggere, per poi finalmente finire sul mio comodino.
Dovrei
appuntarmi che cosa mi colpisce di un libro per spingermi a
sceglierlo e leggerlo, perché a volte le aspettative non vengono
confermate, nel bene o nel male. Non ricordo quindi che cosa mi
aspettassi da “L'arte delle gioia” di Goliarda Sapienza, a parte
la promessa implicita di imparare davvero quest'arte, supposto che lo
sia, ma me lo immaginavo davvero un libro diverso.
Non
posso affermare mi sia piaciuto completamente, i dialoghi secondo me sono spesso prolissi e noiosi, e non sono riuscita a farmi piacere fino in fondo la protagonista, non mi sono identificata fino in fondo (è un paradosso mi rendo conto) eppure la storia è avvincente e la
lettura scorre veloce. «Racconta,
Modesta, racconta.»
c'è scritto ad un certo punto
e tu vuoi davvero sapere tutto della sua vita.
Modesta, una carusa tosta... che nasce in una casa povera, in una terra ancora più povera... Ancora ragazzina viene mandata in un convento e da lì, alla morte della madre superiora che la protegge, in un palazzo di nobili. Dove il suo enorme talento e la sua intelligenza machiavellica le permettono di controllare i cordoni della borsa di casa, e di convertirsi in aristocratica attraverso un matrimonio di convenienza. Tutto ciò senza mai smettere di sedurre uomini e donne di ogni tipo. Madre affettuosa, amante sensuale, creature vitale e scomoda,..., Modesta attraversa la storia del Novecento con la forza che distingue ogni personaggio della letteratura universale.
Osando
un paragone un po' azzardato, mi ha ricordato “Orlando” di
Virginia Woolf, il cui protagonista cambia spesso pelle nel corso del
romanzo e così fa Modesta nel corso della sua stessa vita,
rimanendo però sempre fedele al suo io più profondo.
È
un classico che andrebbe letto a scuola, indipendentemente dal fatto che
piaccia o meno, indipendentemente dal fatto che sia un romanzo
scomodo, perché
parla di temi universali, primo fra tutti quello dell'emancipazione
della donna: sessuale, lavorativa, politica, materna. Parla
dell'Italia, di un sud e una Sicilia che io così non avevo mai
sentito raccontare e ora mi sembra di conoscere un poco di più,
parla della storia economica e politica del nostro paese da un punto di vista, quello del sud, che non avevo mai preso in considerazione e,
soprattutto, parla della libertà individuale. Quest'ultima dovrebbe essere la cosa più importante che dovremmo imparare e poi insegnare.
Non mi sarei più confrontata con la morte, con quel traguardo che non più temuto fa eterna ogni ora goduta pienamente. Ma bisognava essere liberi, approfittare di ogni attimo, sperimentare ogni passo di quella passeggiata che chiamiamo vita.