Al
momento in cui scrivo i boschi della Val di Susa sono in fiamme, ci
sono ancora temperature da primavera inoltrata (e le zanzare), non
piove da mesi e l'inquinamento ha raggiunto livelli allarmanti. Non
va bene.
Ho
trascorso i fine settimana chiusa in casa o chiusa da Ikea alle prese
con gli ultimi lavori di ristrutturazione, lo smantellamento di un
paio di stanze, i colori delle pareti che una volta stesi hanno punte
di colore che non avevi preso in considerazione e la sistemazione del
casino che tutte queste cose comportano. Va bene, ma non benissimo.
Le
mie ore d'aria (inquinata) sono quelle che trascorro ai giardinetti
insieme a VV o, meglio, insieme alle mamme o nonne degli altri
bambini chiacchierando di quest'ultimi mentre sempre quest'ultimi
giocano, litigano, si menano, piangono, tentano di rompersi l'osso
del collo, corrono un paio di maratone, si scambiano le merende,
insomma si fanno le ossa alla vita. Va benissimo. (Sia messo agli
atti, molto spesso mi trovo meglio a chiacchierare con le nonne. Mi
devo preoccupare?)
La
vita ultimamente potrebbe sembrare priva di vette, fuochi
d'artificio, stelle filanti, coriandoli e bolle di sapone. E invece
no. Ottobre è iniziato con il corso “Di lavoro, leggo”
organizzato da NN Editore e che mi sono fatta regalare per il mio
compleanno. Non potevo scegliere regalo migliore.
(Una delle bellissime stanze di Villa Mirra, a Cavriana, sede del corso)
Non
volevo partire.
Credo
di aver fatto meno storie quando si è trattato di recarmi in
ospedale per l'operazione. In quel caso io non dovevo fare niente. In
quest'ultimo io dovevo fare se non tutto molto e avevo paura.
Quand'era
l'ultima volta che avevo viaggiato da sola? Ero ancora capace? Avevo
addirittura paura di prendere il treno sbagliato. E se poi non legavo
con nessuno? E se mi fossi sentita fuori posto e avessi fatto
tappezzeria? E se fossero stati tutti più bravi di me? Ma poi perché
lo facevo? Era davvero necessario? Insomma, siamo sicuri che un
carcerato abbia proprio bisogno della libertà? Le quattro mura di
una prigione possono essere così rassicuranti...
Non
che non mi sia mai messa in gioco in questi ultimi anni, che non
abbia mai messo il naso fuori di casa, ma in questo caso avvertivo
una lieve pressione.
Com'è
andata?
Non
ho sbagliato treno, anche se confesso di essermi alzata con largo
anticipo dal mio posto perché avevo paura di perdere la fermata
(lol), ho legato quasi con tutti (eravamo più di 40), non ho fatto
tappezzeria e non mi sono sentita imbranata. Ed è questa la magia
secondo me che hanno compiuto gli organizzatori del corso: mettere
insieme così tante persone, con le competenze più disparate
(librai, bibliotecari, lettori, blogger, studenti, aspiranti
scrittori, ecc.), con livelli differenti di preparazione e obiettivi
da raggiungere e non scontentare nessuno. A unirci, compresi i
docenti, era l'amore per i libri e per la lettura, la voglia di
condividere conoscenza ma, soprattutto, esperienza e di mettere
subito in pratica quanto appreso. Non ci sono stati snobbismi, non ci
sono stati paternalismi, c'è stato un “Io mi occupo di questo, ti
faccio vedere come lo faccio e poi se vuoi proviamo a farlo insieme”.
Sono
stati tre giorni passati gomito a gomito, dove abbiamo condiviso
camere da letto e docce, pranzi e spuntini (il catering è stato
divino!), computer e penne, risate e scherzi, sbadigli per la
stanchezza. Sempre insieme. E' stato un azzardo, poteva risultare
pesante, è stato un successo.
Quando
vi capita di guardare una ballerina di danza classica muoversi con
leggerezza e grazia sul palco di un teatro vi sembra che le riesca
tutto facile e naturale, senza alcun apparente sforzo. Il sudore e la
fatica sono rimasti dietro le quinte, nelle lunghe ore alla sbarra,
nelle prove interminabili, nei duri allenamenti, nei calli dei piedi,
nei muscoli doloranti, solo che non viene mostrato. E se davvero si
ama la danza, si è disposti a qualsiasi sacrificio pur di
raggiungere, o almeno avvicinarsi, a quel risultato.
Il
corso “Di lavoro, leggo” è la prima ballerina della lettura.
Balliamo?
(Foto scattata a Desenzano del Garda e che si sarebbe poi rivelata profetica...)
E così hai conosciuto la mitica CBM che era tra i docenti.
RispondiEliminaBellissima esperienza, ne ero certa.
Sandra
Sì, proprio mitica, come gli altri docenti.
EliminaBella esperienza, davvero, siamo rimasti tutti in contatto e credo spingeremo per una rimpatriata. ;-)
un abbraccio da una collega di corso
RispondiEliminaDesy
Ciao Desy, grazie per essere passata di qui!
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