Il
compleanno meno sentito della storia, ho scritto. Vi è mai successo?
Un
giorno qualcuno ti fa un'osservazione e tu ti scopri a pensare: «Ah
già, è vero, tra poco è il mio compleanno. Non ci stavo
pensando...». Poi i giorni
passano, aumentano le persone che te lo ricordano, incominci a tenere
d'occhio il calendario, aspetti l'eccitazione, l'emozione, la voglia
di fare festa. Ma non arrivano. Abbozzi, accenni un sorriso, sempre
meno giorni ti separano dalla fatidica data e tu vorresti poter dire:
«Quest'anno facciamo finta
di niente, come se fosse un giorno come un altro».
Ma non lo dici e lo tieni per te, questo sentimento che non sai
definire, questo disagio che ti prende allo stomaco, questo prurito
che ti fa venir voglia di scappare e nasconderti.
Cosa
vuol dire festeggiare il proprio compleanno? Lo devi festeggiare tu?
O ti devono festeggiare gli altri? Devi aspettare che qualcuno faccia
qualcosa? O sono gli altri che aspettano te? La torta, di chi è
compito comprarla o cucinarla? Qualcuno si è occupato di comprare le
candeline? E il rinfresco? Gli inviti sono stati spediti?
E
poi festeggiare cosa? Cosa ho fatto in questo anno che è appena
passato? Cosa devo festeggiare e cosa no? Ma io non ho voglia di fare
bilanci. Ci sono stati giorni buoni e altri meno, momenti in cui mi
sentivo bravissima, padrona della situazione, e altri in cui ero
persa, senza una direzione. Ora, se devo essere sincera, vorrei stare
un po' da sola, perché mi sento anche un po' stupida a fare tutti
questi capricci...
Poi
il compleanno è passato, per fortuna dura solo un giorno, e sono
anche riuscita a non festeggiarlo, o solo un pochino, perché io
quando mi metto in testa una cosa, sono peggio di un mulo. A tal
proposito, proprio in quel periodo stavo leggendo “L'esercito delle
cose inutili” di Paola Mastrocola, ma da testona come sono, il
senso di questo libro l'ho capito solo adesso.
Magari,
la prossima volta, se capita di sentirmi di nuovo così, invece di
fare tante storie, mi ritiro da qualche parte a leggere un libro.
Mi piace leggere perché, quando sei lì che leggi, puoi anche a un certo punto chiudere il libro, e stare con l'aria assorta. E non c'è più niente che ti spaventa, la fame, i calci in culo, la paura di morire... Diventi assorto e buona notte, sei andato da un'altra parte, chi ti trova più?
Paola Mastrocola
I Festeggiamenti obbligati/obbligatori mi irritano un sacco, decide il festeggiato e può anche decidere di non fare nulla, da parte degli altri il compito di essere accondiscendenti e, in caso si intuisca che il festeggiato gradirebbe, organizzare una sorpresa. That's all. Bacione Sandra
RispondiEliminaNon fa una piega... :-)
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