Vi ricordate l'iniziativa di “ToWriteDown” a cui vi avevo invitato a prendere parte? Ne parlavo qui. In cambio di una semplice cartolina io ho ricevuto quanto vedete nella foto. Le più fortunate hanno potuto anche conoscere Grazia di persona ma devo confessare che, essendo ormai rare le occasioni di ricevere qualcosa per posta, soprattutto un biglietto, ho apprezzato doppiamente l'arrivo del mio regalo. Mentre aprivo il pacchetto ero emozionata come una bambina a Natale! Grazie ToWriteDown!
Conoscevo Agota Kristof solo di nome, non avevo letto nessuno dei suoi libri fino ad ora e non sapevo nulla di lei, delle sue opere e della sua vita. Non so perché, ma ho preferito rimanere ne “l' ignoranza”. Ho lasciato che a parlarmi fosse solo il suo libro.
E' un testo strano, a tratti complicato, molto triste, ma di una tristezza pacata, in cui mi sono trovata a mio agio, perché mi ci sono riconosciuta. Il protagonista ed io ci assomigliamo nell'apatia, nella scontentezza, nel desiderio costante di qualcosa di nuovo e di diverso, senza sapere bene cosa. Mentre lo leggevo mi veniva ciclicamente in mente una frase che avevo riportato parecchio tempo fa in un mio quaderno: «la nostra storia ci ha permesso di essere quello che siamo, ma ci impedisce spesso di essere ciò che vorremmo».
… cercavo... Attendevo qualcosa. Che cosa? La vita doveva essere qualcosa e aspettavo che questo qualcosa arrivasse, lo cercavo.
Penso che c'è una vita là fuori, ma in quella vita non succede niente. Niente per me.
Non vedo, assolutamente non vedo che cosa potrei fare.
Basta poco, è questione di un attimo, è un pericolo che rischiamo in molti:
La sera, chiudono le loro porte a doppia mandata e attendono pazientemente che la vita passi.
Non lasciamola passare.