lunedì 8 febbraio 2021

Il silenzio

 


Erling Kagge è stato il primo uomo a raggiungere il Polo Sud in solitaria e il primo a raggiungere i tre poli: il Polo Nord, il Polo Sud e una cima dell' Everest. Insomma, uno che di silenzio e di difficoltà se ne intende.
Dopo aver tenuto una conferenza presso l'Università di Saint Andrews in Scozia realizzò che tre erano le domande ricorrenti che molti gli facevano: 
«Che cos'è il silenzio?» 
«Dove si trova?» 
«Perché è più importante che mai?»

In questo libro, “Il silenzio”, Kagge di risposte ne da ben trentatre. Qui di seguito ho riportato le parti che ritengo più significative, che mi hanno colpita e che hanno anche confermato una verità che già sapevo, cioè l'importanza del silenzio, del fermarsi e dell'introspezione per conoscere noi stessi, il mondo che ci circonda e per crearci la vita dei nostri sogni.

Il silenzio parla e fa paura

Nella risposta numero 8 l'autore racconta un'indagine condotta dalle università della Virginia e di Harvard, dove buona parte dei partecipanti si sono sentiti a disagio quando sono rimasti da soli all'interno di una stanza dai sei ai quindici minuti senza poter fare nulla ne parlare. Soli con i propri pensieri. Ad un certo punto, per spingersi un po' oltre nell'esperimento e per vedere se ci fosse qualcuno disposto a sopportare un'esperienza spiacevole, pur di non restarsene seduto solo in silenzio, inserirono la possibilità di premere un pulsante e ricevere una scossa elettrica. Circa la metà delle persone ha premuto il pulsante.

Il silenzio ha un compito, deve parlare. Deve dirci delle cose, e noi dobbiamo parlare con lui... Il silenzio contiene in sé anche una specie di violenza... È per questo che molti temono il silenzio...credo che la paura sia il timore di conoscersi meglio. Mi sento un codardo ogni volta che evito di guardarmi dentro.

La sfida di stare bene con sé stessi

L'irrequietezza che abbiamo addosso ci perseguita da sempre, è una condizione naturale. «Il presente ci fa soffrire», scriveva Pascal. Noi reagiamo cercando sempre qualcosa di nuovo da fare che proietti l'attenzione altrove e la distolga da noi stessi.

La noia può essere definita come una mancanza di senso... la noia ci dà sempre l'impressione di essere prigionieri... può capitare che riprovi la sensazione di quand'ero bambino. Ovvero, che non stia accadendo nulla.

È ingenuo illudersi di evitare la noia facendo sempre qualcosa di nuovo, rimanendo costantemente online, inviando messaggi, premendo altri tasti, cercando qualcosa che ci è sfuggito. Più facciamo tutte queste cose per non annoiarci, e più ci annoiamo. Anch'esse diventano routine. Essere impegnati diventa facilmente un obiettivo fine a sé stesso,...

Il confine tra la mancanza di senso, che crea la noia, e la pienezza di senso, che crea la gioia, non è sempre facile tra tracciare. È una linea di demarcazione labile... È importante riflettere su cosa dà significato e gioia alla nostra vita.

Il silenzio arricchisce di suo. Possiede questa qualità intrinseca, esclusiva e preziosissima. È una chiave che ci consente di accedere a nuovi modi di pensare... è un metodo pratico per trovare risposte a quell'enigma affascinante che sono io. È lì che troveremo noi stessi.

Il silenzio è un lusso

Il silenzio, non essere accessibili, potersi allontanare dal rumore quotidiano è un privilegio, è il nuovo lusso.

Il nostro unico obiettivo è quello di essere indaffarati e produttivi. È un'idiozia.

Il silenzio consiste nello riscoprire la gioia di fare una pausa.

È vero che facciamo tutti parte di un continente, ma dobbiamo essere consapevoli in ogni istante della potenziale ricchezza di essere un'isola.

Il silenzio e la contemplazione che deriva dall'essere concentrati nel presente è una risorsa che abbiamo tutti alla nascita ma che crescendo perdiamo. Alcuni per carattere la coltivano, altri la rifuggono. In questo libro non si trova la formula magica per imparare a stare in silenzio e spegnere la mente, l'autore però sottolinea l'importanza di queste buone pratiche. C'è chi medita, chi scrive un diario, chi corre o passeggio. Non serve chissà quale strumento, come scrive Kagge, basta procedere per sottrazione: meno impegni, meno cose, meno gente. Due ingredienti: te stesso e il presente.

Tra tutte, la mia risposta preferita, è l'ultima, la trentatreesima. Ma per saperla, dovrete leggere il libro.

Un'altra riflessione che mi ha procurato questo libro è sul suo opposto: il rumore. Perché se sono consapevole di essere una persona che non ha difficoltà a stare in silenzio e nel silenzio; non ho mai riflettuto sul fatto che devo stare attenta a non fare troppo chiasso. Di questi tempi e in questa società il rumore può avere molte forme: il doversi sentire sempre in diritto e in dovere di dire la propria opinione, ad esempio. Pensare bene e a fondo prima di parlare; è davvero necessario quello che sto per dire, porta qualcosa di buono o di negativo nella conversazione? Oppure, devo sempre e per forza pubblicare qualcosa sui Social, solo perché me lo chiede l'algoritmo? O è meglio ponderare a fondo e condividere solo ciò che porta arricchimento?

 

Adesso rimarrò in silenzio e lascerò che esso separi la verità dalla menzogna.

Rumi

Nessun commento:

Posta un commento