lunedì 26 novembre 2018

Anno nuovo vita nuova


C'è una grande confusione. I buoni propositi tendo a farli a gennaio, ma molto spesso per me il vero inizio d'anno è settembre. Così, tornata dalle vacanze estive, è stato inevitabile tirare le somme e vedere a che punto ero con gli obiettivi che mi ero prefissata.
Ebbene, non ne avevo portato a termine neanche uno. Ci sono rimasta male, ovviamente, l'ho vissuta come una sconfitta, ho pensato che se avessi dovuto renderne conto a qualcuno, mi sarei vergognata dei miei risultati pari a zero.
Poi mi sono ricordata che per il mio compleanno avevo espresso un altro buon proposito, quello di essere più indulgente con me stessa. Quindi ho dovuto riconoscere che, qualunque fosse il traguardo che avevo raggiunto (in questo caso nessuno) mi ero comunque impegnata, non avevo smesso di pensare ai miei obiettivi e a come poterli raggiungere.
I have not failed. I've just found 10000 ways that don't work.
Thomas Edison
Dove ho sbagliato? Sono tutte cose che desidero fare o che voglio introdurre nella mia vita per migliorarla e che sono consapevole mi renderebbero più felice. Che cosa ti impedisce di fare una cosa che ti da gioia?
Ho scoperto che l'errore è tutto nella testa, nel modo di pensare e di approcciarsi mentalmente alle cose.

TEMPO

Innanzitutto, partiamo dal tempo. Dove c'è scritto che per portare dei cambiamenti basti una settimana, un mese, un anno? In realtà, non si può sapere quanto tempo impiegherai a portare a termine una cosa a cui tieni tanto, le variabili sono infinite così come infiniti e diversi siamo ognuno di noi. Ognuno di noi cammina al proprio passo e può impiegare tempi diversi per percorrere lo stesso cammino. Non siete ancora arrivati? La meta è lì che aspetta, in fondo alla strada, non c'è nessuna fretta, godetevi il viaggio. La parte più difficile è compiere il primo passo.

LA DIETA

Che cosa rende così complicato compiere quel benedetto primo passo?
Mi è venuta in mente la famosa frase “Da lunedì a dieta!”, e di come quest'ultima venga rimandata, di lunedì in lunedì... senza mai essere iniziata o, comunque, abbandonata pochi giorni dopo. Perché il mettersi a dieta ha una così brutta fama? Perché fa subito pensare a parole come: rinuncia, privazione, difficoltà... fame! Ma chi può mai essere invogliato da un castigo simile?!

Mi è bastato riflettere su queste due semplici variabili per cambiare il mio approccio mentale.
Ho smesso di pensare a che cosa avrei dovuto rinunciare per trovare il tempo di fare una cosa. Se vuoi incontrare un amico a cui tieni tanto non pensi che devi rinunciare a qualcosa per trovare il tempo di farlo, semplicemente pensi quando è il momento migliore per vedersi. La stessa cosa vale per il tuo buon proposito.
Ho smesso di pensare alle rinunce, mi sono concentrata sulle cose belle che quei cambiamenti avrebbero portato al mio umore, alla mia giornata, alla mia famiglia, alla mia vita. Quando inizi una dieta, ad esempio, la perdita di peso dovrebbe essere l'ultima delle preoccupazioni; all'inizio bisognerebbe concentrarsi su come un'alimentazione più sana, regolare e bilanciata, ci fa sentire: più attivi ed energici, pelle più bella, nessuna difficoltà nella digestione. Insomma, mi sono concentrata sugli aspetti positivi e non sulle difficoltà che avrei potuto (e ho) incontrato durante il percorso. Mi sono fidata delle mie sensazioni e mi sono basata solo su quelle, anche se all'inizio i risultati scarseggiavano. Soprattutto perché all'inizio i risultati scarseggiano, sempre, e il demoralizzarsi è dietro l'angolo.

E così il nuovo anno per me è iniziato davvero a settembre. Curiosi di sapere come andrà a finire?

lunedì 12 novembre 2018

Lo scaffale delle novità


Voi siete sicuri di conoscervi bene come lettori? Sapete quali sono i tipi di libri che vi piacciono? Il vostro genere preferito? Lo scrittore che più amate? E soprattutto, vi fate condizionare da pubblicità, nuove uscite, best seller, blogger e influencer?
La cosa più difficile da accettare per molti lettori è il fatto che il libro sia un prodotto e che, di conseguenza, sia sottoposto a tutte le logiche di mercato. Sempre più frequentemente, infatti, spuntano nelle librerie volumi scritti da personaggi famosi, youtuber o da chi ha centinaia e centinaia di follower su un qualsiasi social network. Facile capirne il motivo: queste persone, anche se non erano scrittori fino al momento della pubblicazione, un pubblico disposto a comprare ce l'hanno già, a scatola chiusa oltretutto, non se lo devono guadagnare come chi esordisce e non è, ancora, conosciuto. E chissà se mai lo diventerà. Immagino che tutti gli editori sognino di scoprire un futuro premio Nobel (sempre se continuerà ad esistere questo premio) ma il fine primo delle case editrici, a qualcuno si spezzerà il cuore, è vendere. Altrimenti chiudono.
Ma non è di questo fenomeno che vorrei parlarvi, piuttosto del fatto che in mezzo a quel pubblico ci sono anch'io e che, da quando ho ripreso ad andare in biblioteca, ho scoperto non essere per niente immune da queste logiche di mercato.
I libri infatti che ultimamente ho preso in prestito e che, quindi, hanno attirato la mia attenzione di lettrice sono quelli che mi hanno incuriosita come consumatrice, quelli che hanno solleticato la mia voglia di leggerli perché sono comparsi simultaneamente su tutti i feed Instagram dei bookinfluencer e bookblogger che seguo, quelli che hanno ricevuto più post su Facebook o sui blog, quelli che se non li hai letti non sei aggiornato, non sei al passo coi tempi, quelli la cui pubblicità (perché è di questo che si tratta, anche se è sempre mascherata da cultura) mi ha fatto venire voglia di AVERE. Solo che purtroppo non mi posso permettere tutti i libri che vorrei avere, così li prendo in prestito in biblioteca. (Ode e alleluia e sempre siano lodate le biblioteche che ti permettono di leggere i libri gratis e hanno anche molte delle novità editoriali)
Avere o avere letto, il confine è labile, così come è labile capire se il mio è più un voler essere aggiornata sulle ultime pubblicazioni o se sono una bookhaholic ossessiva compulsiva. Non ho potuto fare a meno di domandarmi se, senza nessuna influenza e pubblicità di sorta, quei libri li avrei scelti comunque. (Non vi sto dicendo se mi sono piaciuti o meno, perché in questo discorso credo non abbia nessuna importanza)
Così come, proseguendo il mio viaggio verso il decluttering e il minimalismo, sono giunta al punto di domandarmi se ho davvero bisogno di tutti i libri che posseggo. Ci sono persone che ne hanno molti ma molti più di me, ma ne ho abbastanza da avere bisogno di chiamare una signora delle pulizie per aiutarmi a pulire la libreria: possedere dei libri mi costa soldi. Libri che non ho mai riletto, a parte tre o quattro, e che non ho in programma di leggere nuovamente. Libri che forse leggerà un giorno Vittoria, o forse no. Mi sto domandando se non dovrei incominciare ad essere più oculata nei miei acquisti libreschi.
Non ho ancora una risposta certa, se non che i libri continuo ad amarli enormemente ed aver costantemente bisogno di leggerli. Ma lo scoprirmi così succube della pubblicità non mi è piaciuto. Non c'è niente di male, direte voi, sempre di libri si tratta. Se non fosse che:
If you only read the books that everyone else is reading, you can only think what everyone else is thinking.
Haruki Murakami

Whenever you find yourself on the side of the majority, it is time to reform (or pause and reflect).
Mark Twain
Avete mai considerato il vostro essere lettori dal punto di vista consumistico? Che effetto vi fa? Come gestite questo aspetto nelle vostre vite? E nei vostri portafogli? Io sto ancora riflettendo, nel frattempo ho ben tre scaffali di libri ancora da leggere e un prestito illimitato in biblioteca.