Ci
sono lati di noi che conosciamo bene, ma spesso non comprendiamo;
cose che continuiamo a fare, che continuiamo a mettere in atto per il
puro e semplice piacere che il farle ci arreca, anche se siamo solo
spettatori.
Come
il mio amore per i manuali di scrittura, le biografie degli autori o
tutti quei libri che, in un modo o nell'altro, raccontano la vita
degli scrittori, il dietro le quinte, il loro modo di vivere e
lavorare. Amore incomprensibile, visto che non ho nessuna velleità
di scrivere, non ho mai scritto un racconto o l'inizio di un
probabile romanzo, semplicemente mi piace venire a conoscere come la
magia si crea. Leggo addirittura manuali pieni di esercizi che non
faccio!
Quando
prima di Natale sono andata alla presentazione del libro “La vita
felice” di Elena Varvello, tutto mi sarei aspettata tranne proprio
il racconto di come questo suo libro sia nato e il regalo, ancora più
grande di un'immagine: un lago ghiacciato.
Lo
scrittore cammina su questo lago e, ad un certo punto, si ferma e
incomincia a grattare, con qualsiasi strumento lui abbia a
disposizione, mani ed unghie, se necessario.
Che cosa c'è sotto il ghiaccio? Il pesce, cioè il senso. E il senso di un romanzo non può essere spiegato, è in ogni singola parola.La letteratura è un'ascia che serve a rompere il ghiaccio dentro di noi.Franz Kafka
Quello
che non mi aspettavo e che ha reso l'immagine del lago così
significativa per me è stato quando ha detto che lo scrittore, su
quella superficie, non è da solo: alle sue spalle ci sono i lettori.
E adesso ogni volta che leggo, è lì che mi immagino.
Che
cosa ha visto Elena Varvello sotto il ghiaccio? L'immagine di un
ragazzino che scappava da suo padre. E l'ha seguito. E' la storia di
Elia e di come, in una notte, la sua vita cambi per sempre. Il
racconto, ormai adulto, di un'estate e di uno strappo che lo ha segnato
per sempre; il tentativo di rispondere a una difficile domanda: è
possibile, dopo una ferita così profonda, sperare di essere felici?
Sono
rimasta alle spalle di Elena Varvello, ho seguito anch'io Elia e ho
visto il pesce.
Piccole cose. Il suo respiro, insieme al sibilo del vento che solo io posso sentire. Il fiume che scorre in lontananza, e la sua musica. L'odore della notte. Il bene che, nonostante tutto, diamo e riceviamo. La vita felice. La vita che ci resta, è solo questo, e che non va sprecata.
"La vita che ci resta, è solo questo, e che non vada sprecata."
RispondiEliminaNon ho ancora smesso di chiedermi come fare per non sprecarla. Non del tutto almeno.
Forse dice bene un mio amico: lo scopo della vita? Viverla!
Temo ci saranno sempre momenti in cui "sprecheremo tempo", ma forse esserne consapevoli può aiutarci a scacciarli via prima.
EliminaIo continuo a fare spallucce... ;-)