Questo libro mi ha riportato alla memoria la mia vecchia casa. Quei pigri pomeriggi di domenica, in estate, quando fa troppo caldo per uscire e allora ne approfitti per coricarti e riposare un po', nella penombra, la finestra leggermente socchiusa. Immobili, nel dormiveglia, mio marito ed io ci intrattenevamo ascoltando i dialoghi dei pochi passanti della via pedonale in cui abitavamo: brandelli di conversazioni, telefonate, confidenze, litigi. Quest'ultimi solleticavano maggiormente la nostra curiosità; ci ritrovavamo a sperare che si fermassero proprio sotto la nostra finestra per riuscire a sentire tutto, ci divertivamo a fare congetture, a immaginare i protagonisti, a inventare il finale.
Se penso che il caso mi ha fatto scegliere in biblioteca “L'importanza dei luoghi comuni” di Marcello Fois, è come se le due sorelle gemelle, protagoniste del libro, fossero passate per pura coincidenza sotto la finestra di casa mia e li si fossero fermate. Questa volta non ho dovuto inventare nulla, non mi sono dovuta servire dell'immaginazione; ho dovuto semplicemente ascoltare e attendere che tutto mi fosse svelato.
La cosa curiosa è che solo dopo aver rivissuto questo ricordo, ho compreso il senso del titolo. I luoghi comuni non sono le frasi fatte a cui pensavo si riferisse il titolo, quelle di cortesia, di circostanza, i modi di dire. I luoghi comuni sono le case, le stanze, i muri che condividiamo con i nostri cari; sono i testimoni delle nostre vite, delle nostre lotte intestine, dei nostri amori, delle nostre sofferenze. La casa è la vera protagonista di questo libro, la custode di tutto; è lei a raccontarci la storia di Alessandra e Marinella, a farle riemergere per un attimo, a dargli voce.
«Quanto dolore», pensarono, senza immaginare di pensare la stessissima cosa, «quanto dolore»... Erano emerse per un momento e ora ritornavano giù, ingoiate dallo specchio d'acqua che si spalancava in un gorgo oscuro, schiumoso, nel borbottio del non detto.