Tutto sommato non mi è costato molto prendere la decisione di dare le dimissioni. Notti insonni, incubi, qualche chilo in meno, uno stress che mi ha fatta ammalare e la cui guarigione mi è costata due cicli di antibiotici. Non riuscivo neanche più a leggere. Tutto sommato direi che l'ho presa bene, proprio come me l'aspettavo...
E invece no, non me l'aspettavo. Perché io piangevo all'idea di dover tornare a lavorare, facevo i capricci come una bambina all'idea di dover riprendere a trascorrere le mie giornate in un posto che odiavo, a fare un lavoro che non mi dava nessuna soddisfazione. Per non parlare del fatto che, al solo pensiero di dover lasciare VV a degli estranei, ero presa dalla disperazione.
Quindi avrei dovuto essere la persona più felice del mondo quando, a conti fatti, insieme al marito, si è deciso che mi sarei potuta permettere di rimanere a casa per un po' di tempo, a vedere crescere la nostra bambina e approfittare di questa pausa per cercare un'occupazione più consona per me e per le esigenze di VV. Non molti si possono permettere questa fortuna.
E quindi no, non me l'aspettavo che questa decisione mi avrebbe mandata in subbuglio. Io che mi inalberavo quando la prima domanda di uno sconosciuto era “Che lavoro fai?”, che ripetevo all'infinito che io non ero il mio lavoro, mi sono ritrovata a domandarmi: “Ma io cosa sono adesso?”.
Sono spaventata e ho paura. Sapevo che se fossi tornata al lavoro mi sarei adagiata, un poco alla volta sarei ricaduta nella routine del giorno per giorno e non avrei fatto nulla per cambiare una situazione che mi rendeva infelice. Ora sono obbligata a fare qualcosa ma mi sento una barca senza timone, un marinaio senza bussola. Voglio avere fiducia nel futuro, ma non so dove cercarla. Voglio dimostrare a VV che è giusto inseguire i propri sogni, ma scopro che sono la prima a scoraggiarsi. Cerco di ripetermi che sono stata coraggiosa, che sarebbe stato molto più semplice restare lì dov'ero, ma non trovo la convinzione.
Eppure oggi, per caso, ho letto questo:
When we make a change, it's so easy to interpret our unsettledness as unhappiness, and our unhappiness as the result of having made the wrong decision. Our mental and emotional states fluctuate madly when we make big changes in our lives, and some days we could tight-rope across Manhatten, and other days we are too weary to clean our teeth. This is normal. This is natural. Then is change.Jeanette Winterson