Sono
diversi giorni che rifletto se scrivere, cosa scrivere, perché
scrivere. Di solito, quando lo faccio, è perché sento una forte
spinta e motivazione dentro di me, quel famoso qualcosa da dire.
Mi rendo conto però che il periodo che stiamo vivendo è molto
complesso, molto sfaccettato e che, soprattutto, non tutti lo stiamo
vivendo allo stesso modo. Ci sono così tante variabili, così tante
questioni e campi che vengono toccati, è veramente difficile
prenderli in considerazione tutti, è impossibile fare un discorso
generale che possa arrivare a tutti e che non ferisca nessuno.
Però
è anche vero che io non l'ho mai fatto, e non ho neanche mai cercato
di farlo; questo blog è il mio sguardo sul mondo, unico, soggettivo.
Capita che qualcuno vi si riconosca, oppure che trovi uno spunto per
provare anche lui a guardarlo in quel modo. Condividere il mio
sguardo è l'unica cosa che posso e so fare.
Inizierei
dal fatto che sono grata. Proprio così, sono immensamente grata. Mio
marito ed io ce lo siamo detti più volte in questo periodo. Noi e i
nostri cari stiamo tutti bene (e speriamo di continuare così),
abbiamo una casa accogliente in cui ci sentiamo al sicuro, abbiamo la
fortuna di avere un piccolo giardino dove stare all'aperto e un
terrazzo su cui stiamo pranzando, facendo merenda, lavorando e
facendo i compiti. Sembro l'unica ad essere preoccupata del fatto
della solitudine di VV, perché anche se lei ammette di sentire la
mancanza dei suoi coetanei, non l'ho mai vista così serena.
Assistere poi alla magia della sua fantasia e dei lunghi giochi che
si inventa da sola è bellissimo. È
una bravissima studentessa e non vi nascondo che mi piace molto
organizzare le sue ore di studio e trovare attività ed esercizi per
approfondire gli argomenti e soddisfare la sua curiosità. Stiamo
facendo finalmente i lavori di riparazione della casa che rimandavamo
da troppo tempo e li stiamo facendo noi, trovando anche molta
soddisfazione nel farli. Ci dilettiamo in cucina, guardiamo film,
serie tv, leggiamo molto, guardiamo video di biblioteche o librerie
che leggono albi illustrati.
Se
pensate che mi stia vantando state interpretando male. Riconoscere le
mie fortune è una forma di rispetto verso chi non le ha. La famosa
frase “Quando siete felice fateci caso” di David Foster Wallace
può essere declinata in vari modi, la gratitudine è una di questi.
Questo tempo che stiamo trascorrendo insieme è un dono.
Non
dimentico il contorno, non sono così ingenua o superficiale, così
come non sono chiusa nella piccola bolla del mio mondo: ci sono i
malati, ci sono i morti, c'è chi sta per perdere il lavoro e chi
l'ha già perso. C'è mia madre a casa da sola, che sembra reagire
bene, ma chi può davvero saperlo, magari mente, per non farci
preoccupare.
E
adesso tiro le fila. La cosa più assurda per me di questa situazione
è che io l'ho già vissuta. Solo che ero l'unica ad essere malata,
non il mondo intero. Credetemi quando vi dico che per me è pazzesco
rivivere attraverso tutti voi, quello che ho passato io: la paura, la
rabbia, l'impotenza, la mancanza di un futuro. Credetemi quando vi
dico che, dalla mia esperienza, l'unica cosa che possiamo fare è
fare del nostro meglio con quello che abbiamo. Credetemi quando vi
dico che la stessa storia può essere raccontata in tanti modi e vi
invito a cercare di vedere e raccontare il buono e il bello. Non
abbiate paura del fatto che la vita non sarà mai più la stessa
perché domani non è mai uguale a oggi e voi avete il potere di
(provare a) renderlo migliore.
Ieri
durante la cena ho chiesto a VV se le sarebbe piaciuto leggere un
libro insieme e le ho suggerito di andare a sbirciare tra i miei
libri di bambina/ragazzina. È
tornata con “Piccole donne”. Alla veneranda età di 41 anni ho
iniziato a leggere per la prima volta “Piccole donne” (l'avevo
diverse volte preso in mano e poi abbandonato dopo poche pagine, lo
trovavo noioso e sdolcinato).
Il
primo capitolo si chiude con le quattro sorelle raggruppate attorno
alla madre mentre legge la lettera del padre dal fronte di guerra;
che si conclude così:
“... ricorda loro che nell'attesa si possono compiere tanti lavoretti, così che molte giornate dolorose non saranno trascorse inutilmente.”
Questo
il mio augurio per Pasqua: facciamo in modo che tutto questo dolore
non sia stato inutile.
Vi
abbraccio, Francesca
Apprezzo molto questo tuo post. Io, fondamentalmente una persona pessimista e di quelle che si incazzano facilmente (scusa il francesismo), scrivo da 3 anni un diario della gratitudine. Ho iniziato questa pratica in un momento un po' difficile, per convincermi che c'era del bello in ogni giorno. E mi ha cambiata. Molto. Riconoscere quello che si ha è fondamentale, prezioso e moltiplica quanto si ha. È bello leggere che voi riusciate a rendere queste giornate più piacevoli. Che non vuol dire ignorare cosa succede fuori, ma conservare del buono dentro. Sono in ritardo per gli auguri di Pasqua, ma ti auguro un buon proseguimento di settimana. Posso aggiungere una cosa? 41 anni???? ma davvero? Te ne davo,bah, 35 al massimo!
RispondiEliminaAnch'io in un momento molto brutto della mia vita, ho tenuto una sorta di diario della gratitudine: mi è stato di grande aiuto.
Elimina35? Magari! Grazie.