Nel mondo dei miei sogni sarei andata al Salone del Libro di Torino tutti e cinque i giorni. Avrei partecipato a tutte le conferenze, perché nel programma del Salone dei miei sogni non ci sarebbero mai due incontri contemporaneamente, non almeno tra quelli di mio interesse, tornerei a casa con tutti i libri che mi piacerebbe comprare e, soprattutto, avrei il tempo a sufficienza per “prendere confidenza”. Questo nel Salone dei Sogni.
Nella realtà, lavorando, la scelta del giorno in cui recarmi cade per forza nel fine settimana, la selezione delle conferenze a cui partecipare è una rinuncia a tutte le altre, ovviamente non torno a casa con tutti i libri che avrei voluto comprare, ma con una lista dei desiderata sempre più lunga, questo sì, e soprattutto mi aggiro per il Lingotto con l'impressione che da un momento all'altro qualcuno potrebbe aggredirmi urlando: Che cosa stai facendo tu qui?! Niente, lo giuro!
Quest'anno poi ho dovuto fare i conti anche con un piccolo problema agli occhi: non congiuntivite, neanche cheratite, ma una chero-congiuntivite. Perché two is mej che uan... Così sono rimasta al Salone fino a quando mi hanno retto gli occhi, e non le gambe come gli altri anni. Eh sì, se avete incrociato una donna che teneva sempre lo sguardo basso (la luce è per i miei occhi come il sale su una ferita) e quando lo alzava sembrava ammiccasse, sì quella ero io. Questo non mi ha impedito di farmi, come ogni anno, la mia bella overdose di libri e di scandagliare i banchi delle case editrici medio-piccole che neanche i RIS.
La cosa che, in quanto libro-dipendente, mi è piaciuta di più? Le prime pagine di questi libri:
Perché per una tossica di libri come me è come essersi portata a casa tante piccole dosi!