C'è
un uomo, di spalle, che si inerpica per un sentiero in mezzo a un
bosco. Ha un fucile in spalla, un cane che lo segue a poca distanza e
fuma la pipa con aria meditativa. Nell'aria gelida del mattino di
inizio inverno procede lentamente, passo dopo passo, attento a non
scivolare: è l'immagine di una sconfinata solitudine. “Un freddo
guerriero”, “uno spirito solitario” che “punta il fucile
sulle sue prede”.
Potrebbe
succedere che, come me, siate riluttanti a seguirlo, ma vi invito a
insistere, a non abbandonare il sentiero e a tenere il suo ritmo, che
non è affatto veloce, tutt'altro.
Potrebbe
succedere che sentiate avvolgervi dal freddo e dalla solitudine
emanati dalla sua figura, che vi farà scoprire che “esiste il
colore della tristezza, un colore che le persone possono vedere
chiaramente”.
Quest'uomo
ha una storia da raccontare, è una storia d'amore, “un amore che
non riceve i raggi del sole, che non si sa dove nasca e dove vada a
finire, sepolto nelle viscere della terra come un canale
sotterraneo”.
Quest'uomo
vi metterà di fronte a questa domanda: è meglio amare o essere
amati?
Ho
conosciuto “Il fucile da caccia” di Inoue Yasushi grazie a un
corso di libroterapia che sto seguendo presso la biblioteca di
Collegno, in provincia di Torino. La prima cosa bella è stato
proprio la scoperta di un autore e di un libro che, molto
probabilmente, non avrei mai letto. La seconda cosa bella è che si
potrebbe andare avanti all'infinito a parlare di questo libro, lungo appena un
centinaio di pagine, così come leggerlo e rileggerlo facendo ogni
volta una nuova scoperta: una frase, un'immagine, una sfumatura.
Nella sua brevità è così potente, così denso di significati, così
denso di vita da sorprenderti ad ogni pagina. Volutamente non
racconto qualcosa di più della trama, perché è importante
scoprirla un poco alla volta, seguendo il ritmo del racconto.
L'autore
è un critico d'arte e questo si riflette sulla sua scrittura, dove
le parole sono calcolate al millimetro così come il tratto di un
pennello, la storia procede per immagini e le pagine sembrano
aprirsi sul destino dei suoi personaggi, sui grandi bivi che la vita
ci presenta.
Se ci penso adesso, è stata quella strada a portarmi fin qui dove mi trovo adesso. Se in quel momento avessi preso la strada verso il mare, dove eravate voi, forse oggi sarei una persona diversa. Ma, per fortuna o sfortuna, non lo feci. Pensandoci, credo di essermi trovata allora di fronte al più grande bivio della mia vita.