mercoledì 6 maggio 2015

On Success


C'è una frase che mi disse una volta mia madre, non ricordo in quale occasione, e che mi torna sovente in mente: «Non ha importanza che cosa vorrai fare da grande, va bene anche lo spazzino, l'importante è che tu sia uno spazzino felice» (Con tutto il rispetto per gli spazzini e, soprattutto, i camion dell'immondizia: il giovedì mattina non ne perdiamo uno!).
In questa semplice frase è racchiuso il pensiero comune della nostra società: la felicità e il nostro successo nella vita sono legati al lavoro che svolgiamo; è all'interno della nostra professione che dobbiamo realizzarci, è quello che facciamo in ufficio a definirci. Quando conosciamo qualcuno per la prima volta, dopo quella sul nome, la domanda più comune è: che lavoro fai? Di cosa ti occupi? E le sue innumerevoli varianti. Avevo già scritto di come questo mi facesse arrabbiare qui.
Ma...
One of the interesting things about success is that we think we konw what it means. A lot of the time our ideas about what it would mean to live successfully are not our own. They're sucked in from other people. And we also suck in messages from everything from television to advertising to marketing, etcetera. These are hugerly powerful forces that define what we want and how we view ourselfs. What I want to argue for is not that we should give up on our ideas of success, but that we should make sure that they are our own. We should focus in our ideas and make sure we own them. That we're truly the authors of our own ambitions. Because it's bad enough not getting what you want, but it's even worse to have an idea of what it is you want and find out at the end of the journey that it isn't, in fact, what you wanted all along.

Alain De Botton

Tradotto (male) da me: Una delle cose interessanti in merito al successo è che pensiamo di sapere che cosa significhi. Molto spesso le nostre idee su che cosa significhi vivere avendo successo non sono le nostre. Le assimiliamo da altre persone. E assimiliamo anche messaggi da qualsiasi cosa come televisione, pubblicità, ricerche di mercato, eccetera. Queste sono enormi e potenti forze che definiscono che cosa vogliamo e come consideriamo noi stessi. Quello di cui vorrei discutere però non è che dobbiamo rinunciare alla nostra idea di successo, ma che dobbiamo assicurarci che sia davvero solo nostra. Dovremmo focalizzarci sulla nostra idea e assicurarci che ci appartenga. Che siamo davvero gli autori delle nostre ambizioni. Perché è già sufficientemente brutto non ottenere ciò che si vuole, ma è persino peggio avere idea di ciò che si vuole e scoprire, alla fine del viaggio che non è, effettivamente, ciò che abbiamo sempre voluto.

Ma... Ma non ho mai fatto il passo successivo, non mi sono mai domandata che cosa è il successo per me. Credo valga la pena spendere un po' di tempo per pensarci su, non credete?
E voi? Che cos'è il successo per voi?

6 commenti:

  1. Prevedibile la mia risposta: successo nel campo della scrittura, quindi diventare abbastanza celebre da poter pensare alla scrittura come attività primaria. Ho sempre trovato piuttosto fuoriluogo definirsi in base alla professione. Bacio Sandra

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    1. Immagino la gioia che proveresti nel poter dedicare alla tua amata scrittura tutto il tempo che desideri. Ma se cambiamo un attimo la prospettiva e pensiamo al "desiderio di venire letta", allora direi che hai raggiunto il tuo successo!

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  2. questa è l'affermazione che preferisco sul successo:

    http://elenapetrassi.blogspot.it/2012/10/una-donna-che-succedera.html

    MERCOLEDÌ 24 OTTOBRE 2012

    Una donna che succederà
    E a chi un giorno le chiese se si sentisse scrittrice di successo, lei rispose e ribadì: "No, non sono una donna di successo, non mi piace declinare i miei giorni al passato, sono una donna che succede, che succederà".

    Joyce Lussu
    La Repubblica - Il venerdì
    13/03/1998

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  3. Non è il mio lavoro a definirmi, non ho bisogno del successo per sapere chi sono o per dare senso alla mia vita.
    L'uomo con la clava

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    1. Il successo non da senso alla nostra vita ma siamo noi a dare un significato tutto nostro a lui, o almeno dovremmo. Non so se sono stata spiegata...
      Grazie ancora per aver commentato. Francy Darling

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